dalla predicazione del 24 Gennaio 2010
Lettura da Salmo 27:1-14
Spesso sentiamo dire “fin che c’è vita c’è speranza!” In realtà dobbiamo dire “fin che c’è speranza c’è vita!” (che vita sarebbe senza speranza) per trovare incoraggiamento e fondare la nostra speranza in Dio. Per poter meglio comprendere, è necessario inquadrare storicamente questo salmo. Davide, uomo secondo il cuore di Dio, fu valoroso guerriero e buon re per quarant’anni, ma fu un riprovevole genitore e non ebbe successi familiari. E’ condiviso da molti commentatori che Davide scrisse questo salmo in un momento di particolare angoscia per la situazione famigliare in cui si era venuto a trovare: Absalom, suo terzogenito, consapevole che il regno sarebbe spettato a Salomone, ordì un “colpo di stato” ai danni del re Davide. Dio, infatti, aveva già scelto Salomone. La gelosia di Absalom, anch’egli capace e valoroso, si tramuta ben presto in odio, dimenticandosi del primo comandamento con promessa “Onora tuo padre e tua madre” (Esodo 20:12), e costringe il re a fuggire con un piccolo esercito di uomini fidati.
Il suo cuore è angosciato: da un lato il rapporto padre/figlio, dall’altro quello re/suddito. Davide deve valutare la situazione e per farlo cerca una soluzione umana, ma non la trova. Cerca di risolvere il problema con le proprie forze, ma non riesce. Per un attimo sembra cedere alla disperazione, poi ricorda la sua giovinezza, la vittoria sull’orsa e sul leone, quella su Goliat, e riguarda nuovamente all’Eterno. Dio stesso provvede per il suo unto; ci aspetteremmo la ricomposizione del contenzioso, ma non accade così. Absalom raduna un esercito contro Davide, ma ha la peggio: cavalcando, la sua folta capigliatura rimane impigliata nei rami di un albero, perde la cavalcatura e rimane appeso. Joas, valoroso guerriero fedele a Davide, trovatolo, lo uccide scoccando tre frecce dal suo arco. Il “re” Davide, dovrebbe essere, se non soddisfatto, almeno sollevato, invece soffre, ed il sentimento del “padre” Davide prende il sopravvento. Talvolta situazioni negative e difficili quali dubbio circa una decisione da prendere, perdita del lavoro, malattia, paiono soverchiarci. Ci sentiamo così giù che vorremmo mollare tutto e in qualche modo vorremmo “rassegnare le dimissioni”, perché Dio pare essere sordo alle nostre richieste. Proprio quando sembra non esserci più alcuna speranza, quando sembra che il diavolo stia operando, scoraggiandoci, ancora una volta la Parola viene in nostro soccorso: “Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.” (Ebrei 11:1), ed ancora: “Alzo gli occhi ai monti…da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra.” (Salmo 121:1-2). Non dobbiamo altresì puntare troppo l’attenzione su noi stessi né su quanti sono intorno a noi che riteniamo responsabili (Dio compreso) del nostro stato di prostrazione “Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.” (Filippesi 4:6-7). Il piano di Dio è universale e personale: dobbiamo necessariamente esprimere la nostra lode, incrementare la preghiera senza pretendere di “pilotare” la volontà di Dio per noi, in quanto se le nostre preghiere sono fuori di essa, rimangono comunque inesaudite, bensì riconoscerla e compierla. Già questo allevia la sofferenza, poiché essere al centro della Sua volontà suscita di per sé pace nel cuore. Inizialmente, i discepoli stessi si meravigliavano dell’opera di Gesù. Molti lo seguivano perché sfamava le folle. Tuttavia Egli non è venuto solamente per soddisfare i nostri bisogni primari: una volta conosciuta e fatta nostra la Buona Notizia, comprendiamo che la nostra vita è, e deve essere, un processo di santificazione “Procacciate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà il Signore” (Ebrei 12:14). Purtroppo taluni si perdono lungo il percorso, ma se aldilà delle esigenze materiali, crediamo che Dio sta compiendo un’opera nella nostra vita, allora possiamo perseverare, andare a Lui e restare con Lui. “Signore, da chi ce ne andremo, Tu hai parole di vita eterna” (Giovanni 6:68). Egli prima ci consolerà e poi ci insegnerà cosa fare. Dio opera ancora oggi, perché Egli è lo stesso, ieri, oggi ed in eterno: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20). Possiamo ben essere certi e sicuri che non rimarremo soli: “Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te. (Isaia 49:15) ed ancora: “Qualora mio padre e mia madre m’abbandonino, il Signore mi accoglierà” (Salmo 27:10). Davide stesso, una volta entrato nel santuario, desidera rimanervi: anela spandere il suo spirito davanti a Dio, prega e chiede una risposta e accetta quella che viene da Dio e riconosce le proprie insufficienze: “O Signore, insegnami la tua via, guidami per un sentiero diritto, a causa dei miei nemici.” (Salmo 27: 11). Talvolta Dio ferma il nostro passo e ci “costringe” in una determinata situazione di difficoltà, perché desidera disciplinarci. Beati coloro che accettano da Dio l’insegnamento! Ascoltiamo dunque il Signore che ci vuole parlare! Come Davide: “Spera nel Signore! Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi; sì, spera nel Signore!” (Salmo 27:14) abbandoniamo l’autocommiserazione e riacquistiamo speranza e fiducia “Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse” (Ebrei 10:23). Nell’universalmente noto episodio della resurrezione di Lazzaro, troviamo, nella prima parte del racconto, Maria e Marta disperate, addirittura accusanti Gesù, di ritardo! Ma la “puntualità” di Gesù, sebbene apparentemente incomprensibile, è alla gloria di Dio: “Gesù disse: Togliete la pietra! Marta, la sorella del morto, gli disse: Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno. Gesù le disse: Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?” (Giovanni 11:39-40). La Parola ci incoraggia con altri esempi di speranza aldilà delle circostanze; leggiamo in Atti 12:5-6: “Pietro dunque era custodito nella prigione; ma fervide preghiere a Dio erano fatte per lui dalla chiesa. Nella notte che precedeva il giorno in cui Erode voleva farlo comparire, Pietro stava dormendo in mezzo a due soldati, legato con due catene; e le sentinelle davanti alla porta custodivano il carcere” Ed ancora in Atti 16:23-25: “E, dopo aver dato loro molte vergate, li cacciarono in prigione, comandando al carceriere di sorvegliarli attentamente. Ricevuto tale ordine, egli li rinchiuse nella parte più interna del carcere e mise dei ceppi ai loro piedi. Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano”. Potremmo noi, in una situazione analoga dormire e cantare inni a Dio? Solo se rimaniamo del continuo in comunione con Dio, godendo della Sua presenza, possiamo rasserenare il nostro cuore, rinsaldare il nostro spirito, rinnovare le forze in Lui: “Del rimanente, fratelli miei, fortificatevi nel Signore, nella forza della Sua possanza” (Efesini 6:10). Allora l’inno di vittoria dei credenti: Dio per noi, sarà nostro! “Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com’è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno;siamo stati considerati come pecore da macello». Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 8:31-39) Amen!