Una corda a tre capi

dalla predicazione del Pastore Salvatore Notaristefano in visita presso la nostra Comunità il 07 Novembre 2010

Lettura da Ecclesiaste 4:8-12

 Siamo in compagnia di un Signore meraviglioso! Egli è al nostro fianco nell’apparente solitudine, quando cadiamo ed abbiamo bisogno di qualcuno al nostro fianco che ci rialzi. Egli è sempre accanto a noi e compie un’opera grandiosa a nostro favore. Il nostro “faticare” per l’opera del Dio Altissimo alla Sua gloria, deve esprimere la convinzione che non sia un “affaticarci invano”. Quest’ opera ha avuto, ha ed avrà continuità, indipendentemente dall’avere una discendenza ed un’eredità sulla terra, poiché il nostro nome è scritto nel libro della vita. Possiamo anche non avere una famiglia umana o dei parenti, ma se abbiamo il Signore, non patiremo mai solitudine spirituale. Nemmeno nella realtà dei problemi quotidiani, saremo soli, se avremo il Signore con noi. Ma noi siamo con Lui? Nel capitolo 5 del Vangelo di Giovanni troviamo il racconto della guarigione del paralitico di Betesta; quest’uomo era solo e dipendente dalle circostanze umane, e alla domanda di Gesù: “Vuoi essere guarito?” (v.6), quando noi ci aspetteremmo un perentorio “sì”, egli risponde: Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l’acqua è agitata; e mentre io vado, un altro scende prima di me” (v.7). Conosciamo la conclusione: “Gesù gli disse: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina.” E l’uomo fu guarito all’istante…” (v.8-9). Il Signore è sempre con noi, anche se, apparentemente, non ce ne accorgiamo. Ma affinché sia vera ed efficace comunione, anche noi dobbiamo essere con Lui. La solitudine spirituale del cuore, non solo nei non credenti, ma, ahimé, anche nei credenti, è causata dal peccato, poiché il peccato separa da Dio. Nelle Scritture la lebbra è figura del peccato e, conseguentemente, il lebbroso è figura del peccatore, il quale deve vivere solo ed isolato dal resto della comunità (Levitico cap. 13/14). Come lupi nella sera, preoccupazioni, ansie, angosce, fobie, vengono ad impaurire l’anima non più in comunione spirituale con il Signore. Ancora una volta la Parola ci viene in soccorso: nella terra desolata, come Elia, potremo sentire nuovamente la voce di Dio come un dolce sussurro” (I° Re 19:12). Ed ancora, potremo essere tranquilli nel fronteggiare ogni attacco se: “Il Signore è il mio pastore, nulla mi mancherà (…) Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, non temerei alcun male, perché tu sei con me…” (Salmi 23:1;4). Quando siamo lontani dal Signore, non patiamo solamente solitudine spirituale, incorriamo in ben più pericoloso rischio: siamo esposti alla tentazione e ribellandoci alla Parola di Dio perdiamo la capacità di resistere agli attacchi del nemico: “Ben presto però dimenticarono le Sue opere e non aspettarono fiduciosi l’adempimento del Suo disegno, si accesero di cupidigia nel deserto e tentarono Dio nella solitudine” (Salmi 106:13-14). Il Signore, tuttavia, non è sordo alle richieste di aiuto dei Suoi: “Volgiti a me ed abbi pietà di me perché sono solo ed afflitto” (Salmi 25:16), Egli ci soccorre quando freddezza, cadute e sconfitte sembrano avere la meglio su di noi. Quando nel cammino della fede i nostri piedi non sono saldi sulla roccia di Cristo Gesù, rischiamo di saltellare da una parte all’altra o peggio di cadere, per questo Egli ci rialza e ci libera: “Signore abbi pietà di mio figlio, perché è epilettico e soffre grandemente; egli cade spesso nel fuoco e spesso nell’acqua” (Matteo 17:15). Sebbene apparentemente assurdo, talvolta ciò che più ci allontana dal Signore è il benessere materiale: “Poiché tu dici: Io sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla; e non sai che tu sei quello che è disgraziato, e miserabile, e povero e cieco  e nudo. Ti consiglio di comperare da me dell’oro affinato col fuoco per arricchirti, e delle vesti bianche per coprirti e non far così apparire la vergogna della tua nudità, e di ungerti gli occhi con del collirio, affinché tu veda” (Apocalisse 3:17-18). In altre occasioni, il motivo della caduta è la nostra caparbietà che interrompe la comunione spirituale: “Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli stava per accadere, uscì e chiese loro: Chi cercate?  (…) Appena Egli disse loro: Io sono, essi indietreggiarono e caddero a terra” (Giovanni 18: 4; 6). Possiamo sconfiggere la mancanza di zelo spirituale e la freddezza dell’anima con il calore divino, il solo che riscalda veramente: ancora una volta la Scrittura è ricca di esempi: Elia ed il figlio della vedova di Sarepta (1° Re 17: 21-22), Eliseo e il figlio della Shunamita (2° Re 4:34), Gesù ed il figlio della vedova di Nain (Luca 7:14-15); ed ancora il fuoco dello Spirito Santo: “Ed io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore, che rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere, perché non Lo vede e non Lo conosce; ma voi Lo conoscete perché dimora in voi e sarà in voi (…) ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. (Giovanni 14: 16-17; 26). Il nemico delle anime nostre può ingannarci anche con qualcosa di banale ed apparentemente non pericoloso, poiché egli punta a derubarci della nostra volontà di servire il Signore impedendoci così di renderGli la gloria che merita. Ma con il Signore al nostro fianco non saremo mai sconfitti, cadremo forse, ma Egli ci rialzerà e rinnoverà le forze per combattere la Sua battaglia. Con Lui vinceremo gli eserciti e riceveremo grandi benedizioni “…una corda a tre capi non si rompe tanto presto” (v. 12), la corda a tre capi è figura della Trinità che è all’opera affinché nessuno venga meno. Gesù ancora ci invita: “Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati ed io vi darò riposo” (Matteo 11:28) e ci ricorda che oggi è il giorno della dispensazione della grazia, della disponibilità di Sé. Abbiamo il Signore della gloria, saliamo dunque in Alto con Lui.

 

Lascia un commento