Quando parliamo di “idoli”, non dobbiamo pensare a divinità straniere “concorrenti”, piuttosto alla famiglia, al lavoro, agli amici, alla ricerca della sicurezza economica. Dobbiamo imparare a mettere il Signore al primo posto, senza escludere il resto. Troviamo insegnamento e conforto nella Scrittura: “Non lo dico perché mi trovi nel bisogno, poiché ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo. So vivere nella povertà e anche nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell’abbondanza e nell’indigenza. Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica.” (Filippesi 4:11-13). Ed ancora: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!” (Galati 2:20). L’arca è anche un simbolo di ubbidienza e sottomissione a Dio. Noè segue alla lettera le indicazioni circa la costruzione dell’arca, circa i capi di bestiame, puri ed impuri, e circa il come stivarli. Così come Salomone seguì esattamente le istruzioni per la costruzione del Tempio. La Scrittura ci mostra molti esempi di personaggi ai quali Dio richiede comportamenti umanamente assurdi, uno su tutti: Abrahamo e Isacco (Genesi 22:1-2). Talvolta noi ci arroghiamo la presunzione di interferire e personalizzare a nostro uso e consumo le indicazioni del Signore, con l’unico risultato di ritardare la Sua opera. Tuttavia non dobbiamo dimenticarci che tra noi e Lui, Dio è Lui e non cambierà il Suo piano perfetto per compiacerci. Dio vuole che fermiamo il nostro passo e che comprendiamo la Sua volontà per la nostra vita che, non dimentichiamo, ha l’unico scopo di portarci in cielo con Lui per l’eternità. A cosa varrebbe dunque la nostra testimonianza, il nostro impegno di servizio, la nostra preghiera, la nostra lode innalzata a Dio se il nostro nome non fosse scritto nel Libro della Vita? Facciamo dunque nostri l’intelligenza e l’impegno di Noè, affinché, così come l’Eterno gli disse: “Entra nell’arca tu e tutta la tua famiglia, perché ho visto che sei giusto davanti a me in questa generazione” (v.1), Gesù possa dire anche a noi, al Suo glorioso ritorno: “Entra benedetto dal Signore, perché stai fuori?” (Genesi 24:31).
Pastore Raffaele Lucano
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