Il segreto per avere potenza e vittoria nelle battaglie spirituali è andare a combattere nell’unico nome potente e vittorioso: il nome di Gesù. Ancora una volta, attingiamo conforto dalla Scrittura: “Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato, e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto terra ed ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria del Padre” (Filippesi 2:9-11). Ed ancora: “… chi crede in me, farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori …” (Giovanni 14:12). Il passaggio del Mar Rosso è uno dei più famosi episodi biblici riguardanti il camminare attraverso le acque. Tutti conosciamo la storia. Chiudiamo gli occhi e proviamo a rivivere il momento: Ci troviamo davanti al mare, siamo senza mezzi di trasporto e alle nostre spalle i nemici ci stanno per raggiungere ed uccidere. E se ciò non bastasse a farci tremare di terrore, il nostro generale d’armata non solo non ha un bazooka, ma neanche una fionda! Solo un bastone. Ma il bastone è nelle mani giuste. Quelle di un uomo di Dio capace di esercitare la fede. E quel bastone, azionato dalla fede di Mosè, si trasformò in un potente strumento di salvezza. Il Mar Rosso si divise ed il popolo di Dio lo attraversò a piedi asciutti. Immaginiamo per un attimo di essere i testimoni oculari di quel glorioso evento. Lo stupore ci avrebbe paralizzati? La paura di essere raggiunti dai nemici ci avrebbe fatto correre a gambe levate? Ci saremmo fermati per un attimo a guardare le due colonne d’acqua ai lati del nostro cammino? Non credo che la sensazione possa minimamente paragonarsi al passeggiare sulle passerelle che attraversano le vasche degli squali all’acquario di Genova. Chissà, forse il popolo di Dio sarà passato in gran silenzio, nel timore che anche un solo sospiro avrebbe potuto rompere l’incantesimo …. La Scrittura non ci dà questa informazione, che sicuramente non ci è necessaria, ma talvolta mi piace fantasticare sulla sceneggiatura dei miracoli! Ciò che dobbiamo apprendere dalla Scrittura è che talvolta il Signore ci mette in difficoltà perché impariamo a confidare in Lui. Egli non è cinicamente machiavellico, bensì divinamente amorevole. Il Signore desidera che la Sua Chiesa dipenda da Lui e non dai talenti umani e naturali dei quali pure ci equipaggia. Solo se accettiamo la nostra totale impotenza, possiamo ammettere la necessità di affidarsi totalmente al nostro Signore. Solo se la nostra borraccia è vuota, possiamo, anche noi come Agar, vedere la fonte zampillante nel deserto. Se non realizziamo questo, rischiamo che le benedizioni che Dio ci elargisce, possano trasformarsi in impedimenti alla nostra crescita spirituale ed al servizio cristiano. Un episodio biblico meno famoso del Mar Rosso, ma che sempre ci parla di acque, ci aiuta a comprendere un’altra caratteristica fondamentale dell’essere cristiano, l’ubbidienza. Leggiamo in Ezechiele 47:3-5: “Quando l’uomo fu uscito verso oriente, aveva in mano una cordicella e misurò mille cubiti, mi fece attraversare le acque, ed esse mi arrivavano alle calcagna. Misurò altri mille cubiti e mi fece attraversare le acque, ed esse mi arrivavano alle ginocchia. Misurò altri mille cubiti e mi fece attraversare le acque, ed esse mi arrivavano ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un torrente che io non potevo attraversare, perché le acque erano ingrossate; erano acque che bisognava attraversare a nuoto: un torrente che non si poteva guadare.” Talvolta siamo nella prova e nonostante la nostra preghiera, nonostante la nostra fedeltà, nonostante il nostro affidarci, siamo scoraggiati, non comprendiamo, il Signore non ci consola, non ci libera, non ci risponde. Perché? Vorremmo capire! Ma dobbiamo solo credere!