I rapporti con i familiari
Il rapporto con i parenti può essere risorsa od ostacolo, per la formazione e la crescita di una nuova famiglia. Il nostro impegno deve essere quello di fondare rapporti sani ed edificanti con genitori, suoceri, fratelli e cognati. E’ necessario che la famiglia cristiana fondi ogni tipo di relazione sulla base dei principi della Parola di Dio. Il sistema originario del nucleo familiare è composto da marito, moglie e figli. La realizzazione di questo disegno divino si fonda sul comando di Dio (Genesi 2:24; Matteo 19:5-6; Efesini 5:31). Le relazioni parentali iniziarono con il moltiplicarsi della popolazione. Sebbene il nuovo nucleo familiare debba mantenere un’identità propria, i genitori devono incoraggiare le nuove coppie nel loro processo di formazione, promuovendone la crescita affettiva, morale e spirituale, senza tuttavia interferire nell’intimità della nuova coppia, salvo che, la richiesta di consiglio e d’aiuto sia palesata. E’ altresì importante mantenere legami con le vecchie generazioni perché questo rapporto garantisce continuità e stabilità alla famiglia.
In Genesi 13:7-8, leggiamo la storia di Abramo e Lot che illustra quanto accade, quando all’interno di una famiglia allargata i vari nuclei familiari non sono ben distinti. Sebbene il problema non fosse sorto tra zio e nipote, nacque una controversia tra i pastori dell’uno e dell’altro circa i diritti di pascolo e di accesso all’acqua. Abramo, da uomo di Dio, non solo intervenne evidenziando la parentela con Lot e sedò le liti, bensì dimostrò gran generosità nei confronti del figlio di suo fratello, permettendogli di scegliere il territorio ove dimorare. Tale comportamento rimane esemplare per i credenti d’ogni tempo: egoismo e materialismo hanno sempre inaridito i rapporti umani, ma i figlioli di Dio sanno stimare il valore delle persone in maggior conto di quello delle cose.
Superare i contrasti generazionali
Solo l’amore ci lega gli uni agli altri, adombrando le differenze, sia all’interno del microcosmo famiglia, sia nel macrocosmo comunità. Tuttavia i contrasti generazionali sono all’ordine del giorno. L’universalmente conosciuta parabola del figliol prodigo, ci illustra la vicenda di un padre amorevole alle prese con un figlio ribelle ed uno adirato. Il giovane figlio ribelle, dopo aver preteso ed ottenuto la sua parte di eredità, lasciò la casa di suo padre e vagabondò, sperperando i suoi beni, ritrovandosi ben presto a vivere miserevolmente. Poi, disperato, tornò a casa. Non sentendosi più degno di essere chiamato “figlio”, avrebbe accettato di buon grado di vivere nuovamente a casa, in qualità di servo. Il figlio maggiore, pur essendo sempre stato accanto al padre era in realtà lontano da lui. Ripieno della sua presunta giustizia, non volle accettare il ritorno del fratello. Si adirò dunque non solo col fratello, bensì anche col padre, amareggiato perché quest’ultimo aveva riaccolto il fratello come se non fosse mai andato via. Rivendicò riconoscimento per la sua lealtà ed il suo lavoro, ed il padre, pur non negando il suo operato, dovette riprenderne l’arroganza. Il padre dimostra di accettare le differenze tra i due figli e di amarli profondamente entrambi. L’espressione di quest’amore è diversa, ma l’intensità è medesima. Per lui poteva non esserci più speranza di rivedere il figlio vivo, perché il suo ritorno dipendeva dalla volontà di quest’ultimo, pertanto, quando tornò, fu per lui, come resuscitato dai morti. D’altro canto, il figlio maggiore non si rivelò degno di tale casa e padre. Se da un lato, questa parabola ci mostra la gravità delle conseguenze del peccato, dall’altro ci presenta anche il modello d’amore che Dio si aspetta da un genitore: indipendentemente dalla disubbidienza e dall’errore commessi, i figli sono e restano membri della famiglia. Il giovane figlio ribelle doveva ricominciare da capo e rimettere insieme la sua vita. Per riuscirci, aveva bisogno non solo dell’amore del padre, bensì anche di quello del fratello.
L’armonia spirituale della famiglia
In Luca 10:38-2, è presentata una famiglia di adulti non sposati, presso la quale Gesù era il benvenuto e, sentendosi a proprio agio, vi s’intratteneva per insegnare e benedirne i membri. La storia pone in evidenza la necessità per ogni componente, di svolgere i propri compiti e attendere alle proprie responsabilità, all’interno della famiglia. Sebbene Gesù fosse gradito ospite in quella casa, Marta era certamente impreparata ad accogliere il numero di invitati che Lo accompagnavano, e fu assorbita completamente dalle faccende domestiche, fino all’ansia. Pretese, pertanto, l’aiuto di Maria, e si rivolse a Gesù per ottenerlo. Tuttavia Egli, pur riconoscendo la frustrazione di Marta, e se un lato le riconobbe la cura del suo lavoro, dall’altro, l’ammonì amorevolmente, spiegandole che stava perdendo il meglio: comunione ed insegnamento dei quali avrebbe potuto godere solo restando ai Suoi piedi, come Maria. In quel frangente, per gli astanti, era fondamentale ascoltarLo, piuttosto che cercare soddisfazione ai propri bisogni. Gesù c’insegna che, nella vita, ci sono cose più importanti di altre. Quotidianamente, ci troviamo coinvolti in occupazioni legittime, quali: lavoro secolare, attività scolastiche e parascolastiche dei figli, faccende domestiche, che talvolta erodono la quota del tempo che dedichiamo alla comunione fraterna e con il nostro Signore, pregiudicandone quantità e qualità. Poniamo, dunque, mente al nostro comportamento, affinché possiamo perseguire il necessario equilibrio.
Rispetto per i più anziani
La Parola di Dio prevede l’assistenza obbligatoria dei genitori (Esodo 20:12). Il Signore riserva una benedizione particolare a quanto onorano i propri genitori (I°Timoteo 5:4). Per trattare quest’aspetto, prendiamo in esame dalla Scrittura, nel libro della Genesi (45:25.28; 47:7:12) la storia di Giuseppe. Egli fu contento di sapere che Giacobbe, suo padre, fosse ancora vivo e gli mandò dei carri per trasportarlo, ormai vecchio, in Egitto. Se per Giacobbe era stato difficile accettare la morte del suo figlio prediletto, ancor di più lo era stato venire a conoscenza che Giuseppe era ancora vivo ed era uomo di fiducia del Faraone. Tuttavia alla vista della carovana predisposta dal figlio, si fece persuaso e si preparò alla partenza, con tutta la sua famiglia. L’incontro fra padre e figlio fu molto commovente. Giuseppe stabilì che Giacobbe e la sua famiglia risiedesse nella zona più fertile del paese e diede ai suoi fratelli un luogo dove fissare dimora allevare e pascolare il loro bestiame. Egli stesso con la sua famiglia rimase a palazzo. Per molti anni Giuseppe ebbe l’onore e la gioia di sostenere suo padre senza peraltro intromettersi nella sua intimità. intromettersi nella sua intimità. Giacobbe godette della vicinanza della sua famiglia negli ultimi anni della sua vita. Possiamo, perciò, trarre vantaggio dal mantenere legami familiari ben saldi: avere relazioni con persone di età diverse ci permette di crescere insieme giorno per giorno. La saggezza, acquisita con la maturità, è condivisa con i giovani e le benedizioni sono tramandate da una generazione all’altra.
Considerazioni finali
A prescindere dalla nostra età e dal nostro stato familiare, tutti abbiamo bisogno di essere amati e legati a qualcuno. Nelle relazioni familiari allargate facciamo esperienze reciproche significative ed arricchenti. Acquisiamo nuovi valori, condividiamo i nostri e allarghiamo l’orizzonte dei nostri rapporti umani. Quando i nuovi nuclei familiari sono separati dalla parentela, la fratellanza può diventare famiglia allargata. Lo stile di vita della chiesa sarà tale da essere di incoraggiamento e conforto per i fratelli e le sorelle di ogni età, in armonia reciproca e con Dio.