Gli scopi del dialogo
Quando dialoghiamo, trasmettiamo agli altri i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre idee, i nostri stati d’animo. Questo in una famiglia è di assoluta importanza. Capirsi l’ un l’altra richiede tempo; ma è un traguardo, per una coppia e per una famiglia cristiana, da raggiungere. Fondamentale è parlare la stessa lingua e soprattutto avere la medesima fede. “Adiratevi e non peccate: il sole non tramonti sul vostro cruccio” (Efesini 4:26) Questo significa che, se nel nostro rapporto giornaliero vi sono stati scontri o espressioni in qualche modo offensive, è buona cosa fare la pace e perdonarsi prima di andare a dormire. Facciamo questo iniziando un dialogo e cercando di chiarire ogni incomprensione. Quando sentiamo suonare un duetto al pianoforte, non pensiamo che l’armonia che ne scaturisce, sia frutto di un affiatamento scontato degli esecutori, ma sappiamo bene che, per raggiungere certi risultati, siano richiesti grande impegno e preparazione da parte degli artisti.
Così anche il duetto di un matrimonio richiede esercizio per trovare tempi e ritmi giusti; nessuno dei due possiede in sé tutte le qualità, ma insieme, possono completarsi a vicenda producendo armonia. Come nella coppia, anche con i figli, bisogna avere armonia. Per comunicare nel giusto modo bisogna parlare chiaramente, incisivamente, affinché ci si possa comprendere. Gesù venne sulla terra per comunicare personalmente con gli uomini, in parole semplici in modo che tutti potessero capire, un linguaggio semplice, illustrato anche con parabole ed esempi di vita pratica. Anche con i figli è importante avere un dialogo, un genitore deve riuscire ad ottenere attenzione dal proprio figlio, deve fare in modo tale che il figlio non solo senta, ma ascolti. Uno dei compiti più difficili dei genitori è quello di essere certi di ottenere attenzione da parte dei figli. Condividere pensieri, idee, riflessioni è una forma di comunicazione, quanto più i membri della famiglia sono aperti al dialogo e condividono liberamente i loro pensieri, tanto più sarà alto il livello di comunicazione all’interno della famiglia stessa. Dialogare e comunicare apertamente è essenziale per una vita familiare ricca e serena. All’interno di un dialogo, le parole devono essere edificanti e portare beneficio a chi ascolta. La Bibbia afferma che il nostro parlare deve essere “condito con sale” (Colossesi 4:29) Parole di disciplina proferite con il sale della ragione e della sapienza, hanno un’azione di condimento, invero di beneficio a chi le ascolta, Parole amare e piene di rabbia non risolvono mai niente. Uno dei più grandi impedimenti al dialogo è il silenzio, il non voler condividere i propri pensieri e sentimenti. Lasciare che il silenzio diventi parte dominante nella nostra vita in famiglia, è un grave errore che potrebbe creare barriere insormontabili. Grandi risultati invece si ottengono con un dialogo aperto e vivace, se poi vi sono sentimenti negativi, il dialogo ci aiuta a portarli allo scoperto e a risolverli. L’aperta condivisione dei pensieri, il dialogare amichevolmente permettono al sano insegnamento di scorrere dai genitori ai giovani, arricchendoli non solo per quel tempo, ma per l’eternità. La stessa apertura deve naturalmente esserci nel rapporto tra marito e moglie.
I problemi nel dialogo
La comunicazione è un’arte. Sull’argomento sono state discusse tesi di laurea. Molti sono convinti che sia sufficiente parlare la stessa lingua per riuscire a comunicare. Il dialogo tuttavia non è solo un processo linguistico, bensì un’esperienza umana, che coinvolge ogni espressione della nostra vita. Chi manda il messaggio deve necessariamente tenere conto dei sentimenti e delle emozioni di chi lo riceve. La comunicazione è una via a due sensi ed essere in sintonia ne garantisce l’efficacia. Gesti, mimica ed atteggiamenti caratterizzano la comunicazione non verbale. Il silenzio è una forma di comunicazione passiva. L’ascolto è invece una forma di comunicazione attiva. Ascoltare vuol dire prestare attenzione ed interesse all’altro. Un buon ascolto richiede del tempo e comunicazione significa parlare ed ascoltare, confidarsi con l’altro ed accogliere le sue confidenze. Salomone in Proverbi 13:1-3: “Il figliuol savio ascolta l’istruzione di suo padre, ma il beffardo non ascolta rimproveri. Per il frutto delle sue labbra uno gode del bene, ma il desiderio dei perfidi è la violenza. Chi custodisce la sua bocca preserva la propria vita; chi apre troppo le labbra va incontro alla rovina” ci induce a riflettere sulla qualità e quantità del nostro parlare. Se il Buon Dio ci ha formati con due orecchie ed una bocca, dovremmo dunque ascoltare il doppio di quanto parliamo! Saggio è chi trae vantaggio dagli insegnamenti e dai suggerimenti ricevuti, mentre chi si fa beffe dei consigli delle persone autorevoli si palesa stolto. “Beato l’uomo che ha trovato la sapienza, e l’uomo che ottiene l’intelligenza! Poiché il guadagno ch’essa procura è preferibile a quel dell’argento, e il profitto che se ne trae val più dell’oro fino. Essa è più pregevole delle perle, e quanto hai di più prezioso non l’equivale. Lunghezza di vita è nella sua destra; ricchezza e gloria nella sua sinistra.” (Proverbi 3:13-16) I genitori hanno la responsabilità di dare buoni consigli ed istruzioni spirituali ai propri figli, mentre il seguirli, è, per i figli, un dovere al quale non possono sottrarsi. Spesso i genitori trovano difficile ascoltare i propri figli e per questi è facile non ascoltare quello che i loro genitori stanno dicendo. Un dialogo efficace presuppone un attento ascolto. Secondo Salomone è saggio il figlio che ascolta il consiglio del padre e che trae insegnamento dalla sua esperienza. Ciò che il padre ha imparato può essere trasmesso al figlio. Se questi non porrà attenzione, si potrà trovare ad apprendere dolorose lezioni derivanti da eventuali spiacevoli ed evitabili esperienze. I figli dovrebbero ascoltare i propri genitori e rispondere in modo adeguato. I genitori sono chiamati a sviluppare capacità di buon ascolto, concentrando le energie fisiche e mentali sulla conversazione, vincendo la tentazione di interrompere l’interlocutore, dimostrando il proprio interesse anche attraverso l’espressione del volto, la gestualità, il tono della voce. Tutti questi atteggiamenti concorrono alla costituzione di un valido ed efficace modello da proporre ai propri figli. Con i bambini bisogna essere pazienti, perché, sebbene i piccoli apprendano velocemente, necessitano, tuttavia, di maggior tempo per organizzare e verbalizzare i pensieri. Con gli adolescenti è spesso necessario chiedere chiarimenti e appropriarsi del loro linguaggio. E’ altresì conveniente reprimere l’impulso di rispendere emotivamente ed istintivamente con la presunzione di “sapere già dove si vuole andare a parare”. Così facendo eviteremo alla comunicazione di risultare monca ed allo scontro di scoppiare. Il figlio sordo e sprezzante del consiglio spirituale impartito dal genitore, sarà, nel corso della propria vita, spesso confuso. Tuttavia se ubbidirà ai comandamenti del Signore sarà ripagato. Dal canto loro, i genitori devono condividere con i propri figli la loro fede e mantenere costantemente presente ed attuale la Parola di Dio affinché diventi, anche per loro, la sorgente della vera vita e li preservi dalla malia del mondo. Il cristiano fedele e saldo nella verità, porta con sé le benedizioni del cielo ovunque si conduca.
I principi del dialogo
Se non c’è un dialogo aperto e onesto, non può esserci armonia nella famiglia. Solo sentendosi liberi di esprimere i propri sentimenti con sincerità, i membri della famiglia potranno trattarsi l’un l’altro in modo rispettoso ed amorevole. Il fine della comunicazione è la comprensione, che approda poi, all’accordo. Retorico, Amos si domanda: “Due uomini cammineranno forse insieme, se prima non si sono accordati?” (3:3) Perseguire l’accordo familiare è un compito lungo quanto la vista stessa. In Filippesi 2:2 troviamo la chiave di volta: “rendete perfetta la mia allegrezza, avendo un medesimo sentimento, un medesimo amore, essendo d’un animo, di un unico sentire” Agendo in questo modo, i rapporti familiari, non solo miglioreranno, ma cresceremo anche spiritualmente se, in ogni situazione, il nostro punto di riferimento sarà il Signore. Nella famiglia, ogni membro ha il suo personale punto di vista, ed è altresì necessario promuovere un costante sforzo, atto a preservare l’armonia attraverso amore e rispetto reciproco. È umano e legittimo desiderare che i nostri familiari conoscano i nostri sentimenti, ed è doveroso esprimerli con onestà e franchezza. Descrivendo ciò che proviamo, conosceremo meglio noi stessi e la nostra capacità di comunicazione si affinerà, e, favorendo risposte puntuali ed adeguate, migliorerà la relazione familiare. Pur consapevoli delle opinioni divergenti, l’unità d’intenti deve essere sempre messa al primo posto. Valori e bisogni personali determinano la varietà di opinioni all’interno della famiglia. Tale diversità, affinché non si trasformi in incomprensione o addirittura in conflitto, deve essere rispettosamente trattata e risolta, a modo che concorra ad arricchire la famiglia. Per non incorrere in pericolose divisioni, occorre anteporre i principi biblici alle proprie convinzioni, essere aperti all’ascolto ed al confronto e sostenere la propria tesi, solo se valide ragioni la appoggiano. Un tale atteggiamento ci permetterà di scoprire molti più punti in comune, piuttosto che reali discordanze. Straordinario collante delle buone relazioni familiari è il perdono. Ancora una volta il modello perfetto è Gesù: in Matteo 18:21-22 Egli ci insegna che il Suo perdono è come il Suo amore, incondizionato! Tale modello può essere applicato all’interno della famiglia cristiana, e sarà vincente proporzionalmente a quanto ogni membro manterrà Gesù Cristo come Signore della propria vita.
Considerazioni finali
Il dialogo non è un mero processo linguistico, bensì una completa esperienza umana che coinvolge l’intera vita. È necessario preoccuparsi delle emozioni e dei sentimenti degli interlocutori. Ascoltare con amorevole e rispettosa attenzione, permetteva a Gesù di poter dire la verità con amore. Rimettiamoci al Suo modello perfetto.
Dalle “Amiche di Naomi”