E’ stato trattato l’argomento fondamentale della famiglia e del suo alto valore sociale, morale ed affettivo, oggi la valuteremo sotto il profilo spirituale, come appartenere ad essa, privilegi e conseguenze. Metteremo in evidenza, per sommi capi, la famiglia terrena con la prospettiva della famiglia spirituale. Così come un figlio può essere considerato appartenente ad una famiglia per il fatto che nasce in quella famiglia, ereditandone i geni, la storia, il contesto ed anche diritti e doveri, alla stessa stregua, per appartenere alla famiglia di Dio bisogna possedere i requisiti necessari.
Prima di tutto bisogna nascere (di nuovo): ovvero nascere di acqua e di Spirito, ovvero essere purificati dal lavacro della Parola (Giovanni 1:1) e la potenza rivelatrice dello Spirito Santo (1 Cor. 12:3 e Matteo 16:17). E’ questa la condizione essenziale che ci identifica come appartenenti alla famiglia di Dio, così come ogni famiglia umana è caratterizzata dai lineamenti somatici e caratteriali, propri famigliari. Da questi si determineranno, nel futuro, usi, costumi, atteggiamenti, condizioni e conduzioni proprie. Non basta assumere il nome di Cristiani (cognome della famiglia), ma bisogna averne le caratteristiche (Atti 11:26). La nuova nascita è un’esperienza che trasforma la vita, produce una nuova natura, nuova mente, nuovi sentimenti, nuovi obiettivi e scopi divini (Filippesi 3:8 – Atti 4:29). Entriamo a far parte della famiglia di Dio non per eredità naturale ma per Sua scelta, Egli ci sceglie e mette in noi la nuova vita. La nostra partecipazione a questo progetto si limita ad una collaborazione, poichè non siamo salvati per meriti o per opere, ma per grazia (Tito 3:5 – Colossesi 3:10). L’Apostolo Paolo, in Colossesi 3:10 ci esorta a custodire e sviluppare la nuova nascita con l’atto dello “svestire”, “rivestire” e “rinnovare”.
Appartenere alla famiglia di Dio (privilegi e doveri). La famiglia sopravvive e sviluppa in virtù della collaborazione di ogni singolo membro, nella misura delle possibilità e capacità di ciascuno. Essa si alimenta con le sue stesse energie, provvede alle proprie necessità, cresce ed acquista dignità e decoro nella misura della collaborazione ed impegno profusi da tutti i componenti. Così avviene per la famiglia di Dio (Efesini 4:16).
Eredi e co-eredi in Cristo, diritto che acquisiamo proprio nel momento in cui entriamo a far parte della famiglia divina. Credendo in Gesù abbiamo il diritto di essere chiamati “figli di Dio” (Giovanni 1:12), acquisendone i privilegi, la dignità, la regalità (Apocalisse 5:8-10). I mariti (Cristo, lo sposo), che sono capi della casa, devono stabilire uno “stile di vita famigliare” improntata sul servizio e consacrazione a Dio. Egli ha il dovere di indirizzarla verso la salvezza dell’anima procacciando mezzi e situazioni che agevoli questo scopo (Ebrei 11:7). Le mogli (la Chiesa, la sposa), nel rispetto del proprio ruolo, devono lottare per l’unità della famiglia. Ad esse spetta l’onere di consolidare i progetti stabiliti e procacciare l’emancipazione e lo sviluppo di ogni singolo componente. Deve sostenere e incoraggiare, con un esempio casto e spirituale, lo sviluppo della famiglia, nell’amore del Signore. I figli (i nuovi convertiti) devono imparare dai genitori, onorarli e collaborare mettendo a disposizione le capacità acquisite nel corso della loro crescita.
Proiettati verso il futuro. La famiglia cristiana, così composta, deve prepararsi al ritorno di Gesù. La Parola ci esorta a vegliare perchè, al Suo ritorno, non verremo rapiti perchè apparteniamo allo stesso nucleo famigliare, ma a motivo della nostra viva fede (Luca 17:34). Per questo motivo è necessario che la famiglia di Dio costituisca programmi spirituali al fine di “acquistare l’olio necessario a mantenere le lampade accese” (Matteo 25:2-4). Divulgare la Buona Novella è compito della famiglia di Dio. Deve farlo con ogni mezzo disponibile: evangelizzazione sino all’estremità della Terra, parlandone a parenti, amici, conoscenti, colleghi. Con la parola, gli scritti, radio, internet e tutto quanto è utile alla diffusione, ma, soprattutto, con una testimonianza personale santa (morti al peccato e viventi in Cristo). Curare la propria crescita spirituale, tendere alla santificazione e alla perfezione senza la quale ci sarà precluso l’ingresso nel Cielo (Ebrei 12:14 Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore). Attendere la “beata speranza”. La morte fa parte della vita e tutti noi ne siamo soggetti. Per molti è motivo di terrore, ma per la famiglia di Dio deve divenire motivo di ricongiungimento con lo Sposo. Gesù è alle porte, Egli viene per rapire la Sua famiglia. Vivere questa attesa ci aiuterà ad avere una equilibrata e morigerata visione della vita terrena (Matteo 6:25). In attesa del compimento dei tempi, diamo valore alla santa famiglia a cui apparteniamo, adorando il Padre, innalzando il Figlio e facendoci guidare nella Verità dallo Spirito Santo.