Offrire se stessi. La Scrittura ci testifica che non siamo amministratori di beni meramente materiali, bensì della svariata grazia di Dio. Leggiamo, infatti, in I Pietro 4:10: “Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri.” Offrire tali beni per l’avanzamento dell’Opera del Signore è segno, oltre che d’amore e fiducia, anche e soprattutto di maturità ed ubbidienza alla Parola: “Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi alla prova in questo, dice il Signore degli eserciti; vedrete se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla.” (Malachia 3:10). Il Signore ha previsto un compito particolare per ogni credente, e lo equipaggia dei talenti naturali e doni spirituali necessari per eseguirlo al meglio. E’ nostra responsabilità, dopo aver compreso quale tipo di equipaggiamento, abbiamo ricevuto, esercitarlo alla Sua gloria. Questo comportamento, nobile, prezioso e sottoposto alla guida dello Spirito Santo, è di testimonianza per quanti sono intorno a noi e di edificazione per il Corpo di Cristo. Possiamo sintetizzare in due categorie i compiti all’interno della comunità: parlare e servire. Nella prima sono racchiusi: predicazione, insegnamento, consiglio, sostegno e conforto morale, canto. L’esercizio dei doni di parola implica grande responsabilità, serietà e profondità. Quando parliamo delle cose alte di Dio, dobbiamo necessariamente utilizzare con integrità e fedeltà le parole di Dio stesso, le Sacre Scritture: “Signore, poni una guardia davanti alla mia bocca, sorveglia l’uscio delle mie labbra.” (Salmo 141:3). La seconda categoria si riferisce al non meno importante servizio di carattere pratico. Quanti svolgono tale servizio, devono essere animati da un grande amore e da una grande disponibilità verso i fratelli. Per mantenerci al riparo dal rischio di ricercare riconoscimenti personali, anche per questo compito è necessario utilizzare le capacità e la forza che Dio ci provvede, affinché possiamo perseguire l’unico obiettivo del nostro fare: dare a Lui la gloria. Ancora una volta troviamo indicazione e conferma nella Parola: “Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo.” (Galati 6:9) ed ancora: “Se uno parla, lo faccia come si annunciano gli oracoli di Dio; se uno compie un servizio, lo faccia come si compie un servizio mediante la forza che Dio fornisce, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo …” (I Pietro 4:11).
Offrire con amore. Tutti conosciamo il contenuto di I Corinzi 13:1-3: l’amore: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.” Forse non tutti sappiamo che è stato volutamente posto tra i due capitoli che parlano dei carismi, affinché sia sottolineato e ben compreso che senza l’amore di Dio il più potente dono spirituale e la più grande azione d’altruismo risulta priva di valore. Senza l’amore il dono delle lingue sarà un suono incomprensibile e fastidioso. Ciascuno dei nove doni dello Spirito Santo senza l’amore, saranno vuoti e privi di significato; possono, infatti, essere esercitati con efficacia solo se considerati come caratteristiche del dono per eccellenza: l’amore. Senza amore noi siamo nulla. Il nostro dare, in danaro e/o in termini di abilità, non solo è vacuo, bensì si trasforma in un mezzo diabolico per ottenere un riconoscimento personale, se non è motivato dall’amore. Nondimeno, è necessario sempre essere nella consapevolezza di dover rendere conto del nostro operato. Questo ci aiuterà a rimanere fedeli e a ricercare unicamente l’approvazione del Signore. Fare per il Signore: questa è la forza che muove il servizio cristiano. Ecco l’esempio del perfetto amore fattivo: “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16).
Considerazioni finali. L’aspetto fondamentale del dare, non sta nella quantità, bensì nella qualità. Solo se condividiamo quello che il Signore ci ha elargito, con un cuore traboccante d’amore e di riconoscenza, il nostro dare avrà valore e potremo testimoniare con efficacia e potenza la grazia di Dio a quanti sono intorno a noi.
dalle Amiche di Naomi
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