“L’ozio è il padre dei vizi” recita un detto popolare. Anche nella Scrittura troviamo innumerevoli esortazioni al bando dell’ozio (Proverbi 6:9; 12:27; 13.4; 15:19; 26:15; I Timoteo 5:13). Troviamo altresì molte indicazioni circa l’incoraggiamento al servizio, il quale non è meramente un dovere, bensì anche, e soprattutto, il privilegio che Dio ci accorda, nonostante la nostra condizione di peccatori salvati per grazia, di manifestare la nostra fede attraverso un servizio a Lui reso volenterosamente e pienamente. Incoraggiati nel servizio. Ancora una volta il modello perfetto è Gesù: “Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna. Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l’onorerà.” (Giovanni 12:25-26). Per essere veri servitori dobbiamo necessariamente morire a noi stessi. Dobbiamo essere talmente consacrati a Cristo da sentire come impedimento qualsiasi altro sentimento e/o affetto umano, se paragonato a quelli che ci legano a Lui.
All’interno della comunità non dobbiamo cedere alla tentazione di metterci in competizione e/o in mostra. Le linee da seguire vengono sempre dalla Parola: “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù” (Filippesi 2:3-5). Il servizio secondo il modello di Gesù non è, dunque, un atteggiamento esteriore, bensì un’attitudine di cuore, mossa dallo Spirito Santo. Un buon servizio cristiano dipende da quanto sinceramente, generosamente e volenterosamente lo si espleta. La scrittura sempre ci sovviene: “Ma siccome abbondate in ogni cosa, in fede, in parola, in conoscenza, in ogni zelo e nell’amore che avete per noi, vedete di abbondare anche in quest’opera di grazia. Non lo dico per darvi un ordine, ma per mettere alla prova, con l’esempio dell’altrui premura, anche la sincerità del vostro amore. Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventar ricchi. Io do, a questo proposito, un consiglio utile a voi che, dall’anno scorso, avete cominciato per primi non solo ad agire ma anche ad avere il desiderio di fare: fate ora in modo di portare a termine il vostro agire; come foste pronti nel volere, siate tali anche nel realizzarlo secondo le vostre possibilità. La buona volontà, quando c’è, è gradita in ragione di quello che uno possiede e non di quello che non ha”(II Corinzi 8:7-12). Se abbiamo realizzato pienamente la portata di quanto Dio abbia fatto per noi donandoci Gesù, cioè quanto di più prezioso avesse, non possiamo che essere ripieni di riconoscenza e quale miglior ringraziamento se non offrire tutti noi stessi (tutto ciò che siamo e che abbiamo) operando per l’opera Sua (di cui noi siamo ora parte)? Il Signore non chiede che siano messe a Sua disposizione grandi risorse e talenti speciali (che tuttavia ci sono, comunque, da Lui elargiti), bensì che la nostra disponibilità sia di offrire tutto ciò che abbiamo, nella certezza che, poco o tanto, Egli lo saprà far fruttare al meglio, poiché lo scopo è la Sua gloria e non il mero successo del nostro impegno. Tuttavia, desideri e decisioni coraggiosi non possono rimanere nel nostro cuore a guisa di dichiarazione emotiva, per essere servitori fedeli, coerenti e conformi alla Parola, è necessaria la loro manifestazione di una condotta concreta (Ecclesiaste 5:4-5; Matteo 21:28-32).
- 1
- 2