Ognuno di noi deve comprendere ciò che è veramente importante e perciò dobbiamo dare alla nostra vita un ordine di priorità tale che, innanzi tutto, ci impegni a piacere a Dio. Il Signore ha già promesso di onorare la nostra consacrazione con le Sue copiose benedizioni.
Distratti dalle occupazioni Leggiamo in Luca 10:38-40: “ Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna di nome Marta, lo ricevette in casa sua. Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Dal testo evinciamo che Gesù ed i Suoi discepoli furono accolti da Marta ed invitati ad unirsi alla famiglia per il pranzo. Pare che Marta e Maria fossero conosciute da Gesù da qualche tempo; non fu quindi un fatto insolito che Egli facesse loro visita e l’invito di Marta era nel costume dei tempi. Per i popoli nomadi l’ospitalità era una necessità divenuta virtù e dovere sacro, in quanto trovare vitto e alloggio in luoghi aridi era spesso questione di vita o di morte. Nell’Antico Testamento Dio raccomanda al popolo d’Israele di essere ospitale, pertanto praticare l’ospitalità, era, oltre che un segno d’amore verso il prossimo, anche un segno di ubbidienza a Dio. Nel Nuovo Testamento troviamo evidenza di quanto la pratica dell’ospitalità abbia non poco facilitato la nascente opera di evangelizzazione. Analizzando il testo, comprendiamo dunque quanto lo zelo di Marta e la sua preoccupazione affinché tutti gli obblighi di costume fossero adempiuti, fossero, dunque, ben giustificati. Sebbene sotto certi aspetti il suo agire sia stato eccessivo, possiamo trarre, ad ogni buon conto, un esempio positivo per noi: la pratica dell’ospitalità ai nostri tempi è caduta in disuso, ma ci potrebbe essere qualcuno vicino a noi, che sarebbe molto incoraggiate da un nostro invito a pranzo e dalle nostre attenzioni. La motivazione ad essere ospitali non deve essere autocompiacimento né attesa del contraccambio, bensì altruismo e generosità non solo verso quanti condividono con noi empatia ed affinità elettive, bensì verso tutti, anche e soprattutto, verso chi, in questi termini, è più lontano da noi. Gesù, infatti, ci chiede: “Amando chi ti ama, quale grazia ne riceverai? Non fanno così anche i pubblicani …?” (Matteo 5:46). La seconda figura femminile sulla scena, Maria, appare come antagonista di Marta. Apparentemente incurante dei suoi doveri di ospite, la troviamo ai piedi di Gesù, intenta ad ascoltare le Sue parole. Ad una prima lettura, potremmo rilevare nel comportamento di Maria un segno di grossolana superficialità, tuttavia, ad un esame più approfondito, comprendiamo che Maria aveva realizzato la prioritaria importanza di ascoltare quanto Gesù aveva da dirle: “Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna;” (Giovanni 6:68). Facciamo nostro questo atteggiamento per la nostra vita e per il nostro servizio cristiano: ascoltare deve sempre precedere il fare. Dedicare un tempo per ascoltare ciò che il Signore vuole dirci, renderà più efficace il nostro fare. Non aver dedicato un tempo all’ascolto delle Parole di Gesù, porta Marta quasi a vanificare i suoi, pur buoni, sforzi. Quante volte siamo così coinvolti negli impegni di servizio nella comunità, da trascurare l’intima comunione con il nostro amato Signore? Necessitiamo assolutamente ascoltare i Suoi consigli e la Sua guida per adempiere al meglio i nostri compiti di servizio.
Distratti dalle cure materiali “Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria.” (Luca 10:41). Proviamo a sostituire “Marta” con il nostro nome. Come suona ora? Quale riflessione è suscitata nel cuore e nella mente di quei cristiani impegnati in prima linea all’interno della loro comunità? Dov’è il limite tra il buon fare e l’affannarsi? Il nostro sarà un buon fare se sarà espressione della volontà di Dio e sarà guidato dallo Spirito Santo. Per essere al centro della Sua volontà, dobbiamo conoscerla e realizzarla appieno per la nostra vita. Il primo passo di questo percorso è seguire l’esempio di Maria: ascoltare quello che ha da dirci. Leggiamo dunque in Luca 12:22-30: “Poi disse ai suoi discepoli: Perciò vi dico, non siate in ansia per la vita vostra, di quel che mangerete, né per il corpo, di che vi vestirete; poiché la vita è più del nutrimento e il corpo più del vestito. Osservate i corvi: non seminano, non mietono; non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. E voi, quanto più degli uccelli valete! E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? Se dunque non potete fare nemmeno ciò che è minimo, perché vi affannate per il resto? Guardate i gigli, come crescono; non faticano e non filano; eppure io vi dico che Salomone stesso, con tutta la sua gloria, non fu mai vestito come uno di loro. Ora se Dio riveste così l’erba che oggi è nel campo e domani è gettata nel forno, quanto più vestirà voi, gente di poca fede! Anche voi non state a cercare che cosa mangerete e che cosa berrete, e non state in ansia! Perché è la gente del mondo che ricerca tutte queste cose; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.” Gesù vuole insegnarci che la vita è più importante delle cose che abbiamo. Possiamo imparare ad assegnare le giuste priorità ai nostri valori, confidando in Dio per ogni cosa di cui abbiamo bisogno.
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