Lettura da Filippesi 3:1-7
Siamo testimoni di sconcertanti fatti di cronaca che vede vittime bisognose, generalmente malate, spesse volte credulone. Un misto d’ingenuità, ignoranza e bigottismo religioso permette il proliferare di approfittatori che mirano a carpire la buona fede di molti semplici. Ma non è solamente una triste realtà dell’era moderna. In questa sezione l’Apostolo Paolo desidera mettere in guardia i suoi lettori da questi spiriti seduttori. Egli insiste su questo argomento (v. 1) ed usa termini severi ed inequivocabili. Forse troppo duri ed offensivi per alcuni, ma non dimentichiamoci della natura pastorale dell’Apostolo. Come un buon padre, disposto a tutto per salvare dai pericoli i propri figli, così l’Apostolo non risparmia termini e toni perentori pur di strappare i suoi lettori dalle zanne del “leone ruggente”. Non sono mai sufficienti le esortazioni e le precauzioni usate, le astuzie del “serpente dementatore” sono così sottili e subdole da poter incantare le anime semplici e bisognose. L’Apostolo chiama questi individui “cani”, “cattivi operai” e “quelli della mutilazione” (v. 2).
Il cane era ritenuto dalla legge levitica un animale impuro (Levitico 11:27). Anche Gesù, allo scopo di stimolare la fede, paragona una povera donna cananea bisognosa ai “cagnolini”, come figura di un popolo che, secondo la legge ebraica, non poteva avanzare alcun diritto religioso (Matteo 15:26-27). Secondo l’idea ebraica, i cani sarebbero i pagani, gli increduli, coloro che non appartengono al popolo di Dio per eccellenza. In termini più moderni, di origine neotestamentari, sono paragonati ai “falsi fratelli” a coloro, cioè, che si mischiano tra gli eletti atteggiandosi da fratelli in fede ma che sono motivati da altri scopi (II Corinzi 11:26) ed anche ai “falsi apostoli o dottori” che fanno sfoggio di una conoscenza umana, carnale, a volte diabolica (II Pietro 2:1). Anche il nostro Apostolo avrebbe potuto vantarsi della sua sapienza umana e religiosa, ma scelse di non avvalersene, affinchè la gloria ritorni a Dio e non all’uomo (I Corinzi 1:26-31). Vegliamo e valutiamo con attenzione queste persone che sono capaci di fingere con l’intento di carpire la buona fede dei semplici (II Corinzi 6:6; I Timoteo 1:5). L’Apostolo ci esorta a non sprecare la nostra eredità spirituale con quanti disprezzano l’Evangelo (Matteo 7:6), mentre l’Apocalisse è categorico nei confronti di questi speculatori (Apocalisse 22:15).
Cattivi operai, è una metafora di coloro che nella chiesa speculano sulla semplicità di alcuni credenti per un utile proprio. Queste persone sono disposte a mangiarsi la polpa e rosicchiare l’osso, pronte a sbranare quanti vorrebbero impedirglielo. Persone egoiste ed egocentriche che hanno apparenza di angeli di luce ed usano il nome di Cristo per un tornaconto personale. Speculano su tutto, in prima fila a programmare, a criticare ma mai a dare. Sono quelle che fanno la voce grossa, “abbaiano” sentenze ma non sono disponibili a muovere neppure un dito a favore degli altri. Opportunisti che pretendono e prendono il meglio delle situazioni e quando il vento gira contrario seguono l’onda disprezzando ed ingiuriando (I Corinzi 5:11). Sono coloro che trasmettono una cattiva testimonianza con un comportamento ipocrita, attenti alle apparenze piuttosto che ai contenuti. Pretendono di emanare una luce propria piuttosto che riflettere l’immagine di Cristo.Cattivi operai sono coloro che seminano discordie e scoraggiamento, che non fanno nulla per promuovere la pace ed il bene. Il valore dell’operaio si determina dai frutti che offre a Cristo e alla chiesa. Vogliamo realizzare il consiglio dell’Apostolo al giovane Timoteo (II Timoteo 2:15).
Quei della mutilazione: un argomento, questo, che fu causa di grossi problemi per l’Apostolo. Solo la saggia intercessione di Barnaba potette far accettare alla chiesa neo testamentaria la dottrina della “salvezza per fede” (Atti 15:19-20). Lo Spirito Santo ha dovuto adeguatamente lavorare il cuore di Pietro per far comprendere l’universalità della redenzione (Atti 10:13). Il mondo è salvato per fede ed il segno di appartenenza a Dio è un cuore rinnovato e purificato dal sangue di Gesù (I Corinzi 7:19). L’Apostolo Paolo usa il termine “mutilazione” per sollecitare l’attenzione dei Filippesi a non cadere nell’errore della formalità e tradizionalismo. Diversi Giudei, convertitosi al Cristianesimo, non abbandonarono del tutto il loro retaggio legale (come d’altronde accadde inizialmente a Pietro) e, per interesse o in buona fede, tentavano la Chiesa ad abbandonare la fondamentale dottrina della salvezza per fede (Giovanni 1:12-13).
Come “figli di Dio” siamo condotti dallo Spirito in tutta la verità. La verità, quella di Cristo, non solo ci farà liberi ma sarà così radicata in noi che ci permetterà di affrontare ogni difficoltà pur di tenere alta la Parola di Dio, persino la morte. I formalisti e tradizionalisti si accontentano di simboli, icone e liturgie, ma i veri adoratori sono coloro che adorano in spirito e verità (Giovanni 4:23). Non cerchiamo il Vivente tra le opere morte della carne ma camminiamo in novità di vita, nello Spirito Santo e, appagati dalla Sua presenza, presenteremo frutti alla Sua gloria.Non vi è nulla che l’uomo possa fare per meritarsi le attenzioni di Dio. Abbiamo ogni cosa in virtù della misericordia del Suo amore.Vogliamo vegliare e fare nostra l’esortazione dell’Apostolo affinchè non seguendo dottrine diverse da ciò che è scritto, rimaniamo attaccati alla Sua grazia (II Corinzi 11:14).