Lettura da Filippesi 4:4-9
Gli argomenti che stavano a cuore per i suoi “figli” si sono esauriti. Il loro spirito era stato cibato, nutrito. Ora l’Apostolo vuole, in poche ma significativi principi, incoraggiare l’anima, elevarla alla sublime altezza dello Spirito per una vita quotidiana, pratica, di valore. Egli suggerisce tre atteggiamenti che ogni cristiano dovrebbe osservare: Rallegrarsi, non essere ansiosi, purificare i pensieri della mente. L’Apostolo rievoca l’esortazione (cap. 3:1) di rallegrarsi, gioire, compiacersi e godere della vita che Dio ci offre, come un dono prezioso da apprezzare. L’allegrezza è una delle caratteristiche del comportamento quotidiano del Cristiano.
Fa parte del frutto dello Spirito ed è una delle conseguenze emotive che il messaggio della Buona Novella produce in colui che lo riceve (Galati 5:22 – Luca 2:10). Gesù stesso desidera donarci gioia non a misura, ma abbondante, completa, traboccante (Giovanni 15:11). L’allegrezza è un sentimento di letizia che giunge dall’anima e traspare nelle parole e negli atti ma, come vedremo poi, deve essere coltivato, alimentato, mantenuto dai pensieri buoni e da un quotidiano “esercizio spirituale”. Il credente, nato di nuovo, ha un giustificato motivo per essere allegro perchè Gesù è venuto a cercarlo e, trovatolo. lo ha liberato dalle molteplici afflizioni (Atti 8:7-8).Qui, l’Apostolo insiste e ci esorta a rallegrarci “sempre e del continuo”. Detto da lui che si trovava in una situazione precaria, questa esortazione è molto significativa. Egli vuol dirci che l’allegrezza non dipende dalle circostanze più o meno favorevoli, dai sentimenti e non è, persino, subordinata alla quantità di benedizioni che riceviamo dal Signore. E’ un’allegrezza che nasce dalla speranza della nostra eredità celestiale, la consapevolezza che il nostro nome è scritto nel Libro della vita (Luca 10:20). Anche Gesù enfatizza questo aspetto invitandoci a mantenere un atteggiamento di “allegra speranza” anche se dovessimo attraversare l’ombra della valle della morte della persecuzione (Matteo 5:12). E’ difficile per l’uomo naturale comprendere questo tipo di allegria. E’ inusitata, incomprensibile, irrazionale; è spirituale. Non dimentichiamoci, però, che l’Apostolo sta scrivendo ad una chiesa, una chiesa di Cristiani, e fa presente loro che è possibile rallegrarsi sempre, in ogni condizione a patto che lo si faccia “nel Signore”. Ciò significa che la nostra gioia deve avere Dio come oggetto, i nostri pensieri devono essere rivolti al nostro Creatore e Redentore, scoprirne la personalità, il carattere, la bontà, il Suo piano perfetto per la nostra vita (Salmo 104:33-34). Esercitiamoci a raggiungere tale altezza spirituale, anche se afflitti da svariate prove, troveremo motivo di rallegrarci perchè realizzeremo concretamente che … t utte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali son chiamati secondo il suo proponimento (Romani 8:28) . Approfondendo questo principio, l’Apostolo è conscio che il peggior nemico della gioia è l’ansietà, il turbamento che nasce dalle diverse circostanze della vita e, quindi, ci rivolge alcuni consigli pratici. Prima di tutto siate “mansueti”, ovvero docili, gentili, sottomessi, benevoli, innocui, miti, arrendevoli. La parola “mansueto” deriva dal latino e significa “abituarsi alla mano”, cioè dipendere dalla volontà di qualcuno per farci fiduciosamente dirigere. Gesù, vero Dio e vero uomo, fu mansueto ed umile di cuore e noi dovremmo imitarLo al fine di scrollarci ogni peso che affligge la nostra anima (Matteo 11:29). Mansueti verso il nostro prossimo, anche e soprattutto verso coloro che si mostrano ostili. E’ buono avere delle convinzioni e portarle avanti, ma mai prendere posizioni estreme, mostrare litigiosità, confrontarsi nel dialogo sempre cercando la verità e la giustizia. Usare toni dolci e rispondere in maniera morigerata, poichè … La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira. (Proverbi 15:1). Atteggiamento di mansuetudine nei confronti della vita. L’Apostolo ci ricorda anche il perchè dovremmo essere mansueti. Il Signore è vicino, è alle porte, i tempi sono maturi e la Chiesa ode già gli squilli delle trombe. Da un momento all’altro Gesù apparirà e, accompagnato dai Suoi angeli, verrà a rapire la Sua Chiesa. Non avremo necessità di portarci nulla con noi, lasceremo ogni cosa: Affetti e gioie, dolori e turbamenti. Tutti i nostri programmi, le nostre ricchezze terrene, tutto ciò che è servito ed abbiamo procacciato con tanta ansietà, non avranno più alcun significato. Andremo con Gesù, saliremo in alto e sarà tale la gioia (forse oggi non riusciamo a comprenderla) da sostituire pienamente ciò che lasceremo. Forse oggi stai ansimando per qualche progetto che non riesci a realizzare, cessa di angustiarti e fai conoscere ogni cosa a Dio in preghiera, supplicandolo se necessario, ma sempre con un atteggiamento di riconoscenza e gratitudine, poichè Egli sa ciò di cui hai bisogno e, come il Buon Padre celeste, saprà supplire ad ogni tua necessità. E’ l’ansietà che ti rende così vulnerabile, intrattabile, scortese. L’ansietà ti fa stare male, ti toglie il riposo e i tuoi pensieri sono sempre rivolti verso la terra. Inizia ad alzare il tuo capo, vai a Gesù, chiedigLi perdono per la tua ribellione, apriGli il tuo cuore e vedrai che la Sua pace inonderà la tua anima, custodirà i tuoi sentimenti ed i tuoi pensieri in Cristo. Realizzerai la pace vera che l’intelletto umano non può comprendere nè giustificare perchè è di Dio e te la vuole donare (Isaia 26:3-4). Caro fratello, cara sorella, quale immagine proietti nella società, in famiglia, nella chiesa? Sei ricordato come una creatura bellicosa, austera, intollerante, pronta a dire la tua o stai imitando il tuo maestro Gesù? Accogli il giogo di Gesù che è facile e leggero da portare, affidaGli la tua croce e scoprirai un modo diverso di vivere la tua giornata Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo. Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre, poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero (Matteo 11:28-30). Ottenuta la base, il fondamento della vita, quella pace divina che sopravanza ogni intelligenza e logica umana, a noi è demandato l’onere di difenderla. L’Apostolo sa bene cosa significa vivere in compagnia di “cattivi pensieri”. Quante volte in pericolo di morte, afflitto nella carne, ferito nell’anima, preoccupato per l’opera di Dio. Paolo era un uomo! Un uomo di Dio che aveva deciso di prendere la croce di Cristo da portare sino alla fine. Coinvolto fisicamente ed emotivamente in questa opera, la sua mente era, inevitabilmente, affollata di pensieri, a volte di scoraggiamento, di timore, a volte di preoccupazione. (II Corinzi 11:23-29). Sebbene non si lasciasse sopraffare, egli ben conosceva gli effetti deleteri di questi stati emotivi. A buon ragione incoraggia i suoi lettori ad alimentare pensieri positivi nella loro mente. Un noto esperto meteorologo di una emittente radio regionale, usava concludere le sue previsioni con un proverbio e la frase “a tutti voi pensieri positivi”. Poco prima di ritirarsi a vita pensionistica, cambiò la frase che, interpretandola, potrebbe risuonare così: “Per quanti riescono, pensieri positivi”. Quante volte, nel tentativo di consolare qualcuno afflitto, scoprendoci poveri di altri termini, gli diciamo: “Coraggio, non ci pensare”. Anche se animati da buoni propositi, rimane un incoraggiamento retorico.Il pensiero nasce da stimoli cerebrali e non si può fermare, mai! Possiamo modificarlo, correggerlo, educarlo, alimentarlo. Potremmo anche esercitare un certo controllo, ma mai impedire la sua attività. Qualcuno ha detto che “i pensieri sono come tanti uccellini che volano sopra la nostra testa; non possiamo fermarne il volo ma possiamo impedirgli di fare il nido sopra la nostra testa”. Per comprendere e realizzare a fondo il consiglio dell’Apostolo, dobbiamo lavorare alla base dei pensieri, cioè dare al nostro cervello impulsi diversi, sani, onorevoli. Il cervello si “ciba” di ciò che gli diamo. Si alimenta di messaggi che riceviamo dal contesto sociale che viviamo, la gente che frequentiamo, di ciò che leggiamo, ascoltiamo, vediamo. Per avere pensieri diversi dobbiamo dare al nostro cervello, sede dei nostri sentimenti, impulsi diversi. Quindi, potremmo concludere questo principio interpretando il versetto otto in questo modo:” … applicate e dirigete la vostra attenzione su ogni cosa vera, che sia onorevole cercando la giustizia, la purezza, l’amabilità, buona fama, virtù e lode”. Di conseguenza i nostri pensieri non possono avere altro che le citate caratteristiche.L’Apostolo Paolo faceva così, ed era così puro nei pensieri che poteva affermare, senza presunzione: ”Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste da me, fatele”.Tre consigli salutari che ci permettono di vivere in armonia ed equilibrio ma, soprattutto nella e con la pace di Dio.
Pastore Raffaele Lucano