Lettura da 1 Re 15:1-8 e 2 Cronache cap. 13
Nella Bibbia, in particolare nell’Antico Testamento, il nome rappresentava il carattere o una caratteristica della persona ed esso poteva cambiare nel tempo conformemente alle vicissitudini o atteggiamenti che succedevano (vedi Giacobbe/Israele). Da notare, per quanto riguarda il monarca in questione, che nel libro dei Re è citato col nome Abiiam ovvero padre del mare mentre nel libro delle Cronache assume il nome Abiia ovvero mio padre è il Signore. Questo mutamento nominale rappresenta due epoche diverse e contrapposte tra loro che narrano la storia del breve regno di questo re. Avremo modo di approfondire il suo carattere nel corso dello studio.
Abiiam è figlio del re Roboamo e di Maaca, quindi discendente del re Davide (il suo bisnonno). La conduzione del suo regno non si discostò molto da quello del padre Roboamo e, come lui, ebbe, tra i peggiori nemici, Geroboamo al quale gli darà la morte nella guerra tra le alture presso il monte Semarim (2 Cronache 13:20). Il suo regno dura solamente tre anni ma fu intenso e, seppur inizialmente caratterizzato da un comportamento corrotto e idolatra (come il padre – 1 Re 15:3), termina nella prosperità e col favore di Dio (2 Cronache 13:21). Dalla vita di questo re traiamo tre insegnamenti che ci faranno comprendere la misericordia, la fedeltà e la potenza di Dio verso quanti si affidano a Lui.
- Per amore di DavideCome accennato, Abiiam (padre del mare) iniziò il suo regno seguendo le orme idolatriche e corrotte del padre (1 Re 15:3). Atteggiamento riprovevole e meritevole della condanna eppure non è abbandonato del tutto in virtù di una promessa fatta da Dio a Davide.1 Re 15:4-5 Nondimeno, per amor di Davide, l’Eterno, il suo Dio, gli lasciò una lampada a Gerusalemme, stabilendo dopo di lui il suo figliuolo, e lasciando sussistere Gerusalemme; perché Davide avea fatto ciò ch’è giusto agli occhi dell’Eterno, e non si era scostato in nulla dai suoi comandamenti per tutto il tempo della sua vita, salvo nel fatto di Uria, lo Hitteo.
Le promesse del Padre sono irrevocabili e senza pentimento.
Romani 11:28-29 Per quanto concerne l’Evangelo, essi sono nemici per via di voi; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro padri; perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento.
Il Signore estende la Sua misericordia verso Abiiam e alle future generazioni.
Esodo 34:7 (L’Eterno) … conserva la sua benignità fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente, e che punisce l’iniquità dei padri sopra i figliuoli e sopra i figliuoli de’ figliuoli, fino alla terza e alla quarta generazione!“
Con Dio non si scherza! E’ un grande privilegio appartenere alla famiglia di Dio. Egli ci ha salvati, rigenerati, santificati ed elevati ma dobbiamo mantenere e difendere con onore e dignità tale privilegio.
I Pietro 2:9 Ma voi siete una generazione eletta, un real sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce.
I Corinzi 4:1-2 Così ci stimi ognuno come dei ministri di Cristo e degli amministratori de’ misteri di Dio. Del resto quel che si richiede dagli amministratori, è che ciascuno sia trovato fedele.
Come Abiiam, abbiamo ereditato tale privilegio ma se lo vanifichiamo col peccato Egli non ci gradisce. Non di meno, Egli non ci abbandona e vuole mantenere le Sue promesse. Ci disciplina e corregge ma farà di tutto per realizzare la pienezza delle sue promesse in noi. Fintanto che siamo amati da Lui, questa benedizione si estende anche sulla nostra famiglia. Anche i congiunti sono protetti e santificati a motivo della fede di colui che è nato di nuovo
I Corinzi 7:14 … perché il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito credente; altrimenti i vostri figliuoli sarebbero impuri, mentre ora sono santi.
Naturalmente non ai fini della salvezza (poiché è personale, individuale) ma ai fini dei benefici elargiti al credente. A tal proposito è necessario chiarire il significato della dichiarazione dell’Apostolo Paolo rivolta al carceriere di Filippi:
Atti 16:30-31 “Signori, che debbo io fare per esser salvato? Ed essi risposero: Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua”.
La salvezza non sarebbe stata automaticamente dispensata a tutti i componenti della famiglia ma tramite la conversione del carceriere anche gli altri avrebbero avuto la possibilità di conoscere la grazia e, quindi, decidere se accettare Gesù come personale salvatore.
- Il fallimento di Geroboamo
… fu di schierarsi contro Dio e non semplicemente contro un uomo.
2 Cronache 13:11-12 … poiché noi osserviamo i comandamenti dell’Eterno, del nostro Dio; ma voi l’avete abbandonato. Ed ecco, noi abbiam con noi, alla nostra testa, Iddio e i suoi sacerdoti e le trombe squillanti, per sonar la carica contro di voi. O figliuoli d’Israele, non combattete contro l’Eterno, ch’è l’Iddio de’ vostri padri, perché non vincerete!“
Quando Roboamo morì, Geroboamo avrebbe dovuto conciliarsi e sottomettersi al nuovo re Abiiam e ricomporre nuovamente lo Stato di Israele in 12 tribù. Geroboamo era ambizioso, egocentrico e presuntuoso e tale rimase anche dopo la morte del suo primo nemico. Il peccato che si annida nel nostro cuore non svanisce con il mutare delle circostanze, delle situazioni e delle persone. Esso, se non è tolto radicalmente continuerà ad affiorare portandoci alla devastazione fisica, morale, emotiva e spirituale. Esso ci allontanerà da ogni amicizia e comunione fraterna lasciandoci, in fine, in solitudine col senso di colpa. L’errore di questi credenti è la ribellione. Per costoro ogni decisione assunta in seno alla comunità è motivo di critica e giudizio. Gli altri sono sempre peggiori e sbagliano sempre, non hanno il senso delle cose di Dio. Il loro egocentrismo li porta a una sopravalutazione del loro “io” inducendo i deboli e fragili a dirottare l’attenzione sulla loro persona. Nessuno può mettersi sul trono di Dio! Ricordiamoci cosa successe a Erode
Atti 12:21-24 Nel giorno fissato, Erode, indossato l’abito reale, e postosi a sedere sul trono, li arringava pubblicamente. E il popolo si mise a gridare: Voce d’un dio, e non d’un uomo! In quell’istante, un angelo del Signore lo percosse, perché non avea dato a Dio la gloria; e morì, roso dai vermi. Ma la parola di Dio progrediva e si spandeva di più in più.
Teniamo sempre a mente che solo Dio è sovrano nella Chiesa e ciascuno deve operare affinchè l’attenzione della collettività si orienti verso la persona di Dio e non sulla persona. Naturalmente la responsabilità ricade anche su coloro che seguono ciecamente questi ribelli. Trascinati da sentimenti superficiali e opinioni di giustizia umana piuttosto che biblica e spirituale, si lasciano ammaliare dalle parole, eloquenze, e azioni di supposta carità. Anche il popolo che seguì ciecamente Geroboamo concorse a tale disfatta e ben cinquecentomila soldati d’Israele perirono
2 Cronache 13:17 Abija e il suo popolo ne fecero una grande strage; dalla parte d’Israele caddero morti cinquecentomila uomini scelti.
Se non vogliamo morire spiritualmente (e ahimè, talvolta anche fisicamente) portandoci dietro anche i nostri fratelli dobbiamo fare in modo che l’attenzione sia sempre concentrata su Cristo
Giovanni 3:30 Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca
ma la greggia deve seguire solo il Buon Pastore.
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