Abramo e Isacco: Entrambi ebbero il privilegio di sposare delle mogli bellissime, che amavano ed erano amati ma dinanzi al pericolo, per salvare la propria vita, agirono in modo diffamante mettendo in gioco l’onore delle loro mogli. La prima tragica esperienza, ai danni dell’onore di Sara, si registra quando Abrahamo entrò in Egitto:
Genesi 12:10-13 “Or venne nel paese una carestia; e Abramo scese in Egitto per soggiornarvi, perché la fame era grave nel paese. E come stava per entrare in Egitto, disse a Sarai sua moglie: “Ecco, io so che tu sei una donna di bell’aspetto; e avverrà che quando gli Egiziani t’avranno veduta, diranno: Ella è sua moglie; e uccideranno me, ma a te lasceranno la vita. Deh, di’ che sei mia sorella, perché io sia trattato bene a motivo di te, e la vita mi sia conservata per amor tuo”.
Genesi 12:18-19 “Allora Faraone chiamò Abramo e disse: “Che m’hai tu fatto? perché non m’hai detto ch’era tua moglie? perché hai detto: È mia sorella? ond’io me la son presa per moglie. Or dunque eccoti la tua moglie; prenditela e vattene!”
Abrahamo avrebbe dovuto vergognarsi e imparare a rispettare la moglie ma la paura fu più forte di lui. La seconda volta, Dio protegge Sara
Genesi 20:1-2 “Abrahamo si partì di là andando verso il paese del mezzodì, dimorò fra Kades e Shur, e abitò come forestiero in Gherar. E Abrahamo diceva di Sara sua moglie: “Ell’è mia sorella”. E Abimelec, re di Gherar, mandò a pigliar Sara”.
Genesi 20:5-6 Non m’ha egli detto: È mia sorella? e anche lei stessa ha detto: Egli è mio fratello. Io ho fatto questo nella integrità del mio cuore e con mani innocenti”. E Dio gli disse nel sogno: “Anch’io so che tu hai fatto questo nella integrità del tuo cuore; e t’ho quindi preservato dal peccare contro di me; perciò non ti ho permesso di toccarla”.
Lo stesso fece Isacco con Rebecca
Genesi 26:7 “E quando la gente del luogo gli faceva delle domande intorno alla sua moglie, egli rispondeva: “È mia sorella”; perché avea paura di dire: “È mia moglie”. “Non vorrei”, egli pensava, “che la gente del luogo avesse ad uccidermi, a motivo di Rebecca”. Poiché ella era di bell’aspetto”.
Potremmo dire: Tale padre, tale figlio!
Isacco/Esaù e Rebecca/Giacobbe: Questi genitori ebbero il torto di privilegiare, all’interno della famiglia, individualismo e una forte dose di egoismo.
Genesi 25:28 “Or Isacco amava Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto; e Rebecca amava Giacobbe”.
La storia ci presenta una drammatica spaccatura famigliare che si snoda tra odio, violenza e fuga dei fratelli e un’evidente “separazione in casa” dei genitori. Intendiamoci, non che gli sposi non si amassero ma non seppero sottomettere i loro caratteri a favore del rapporto matrimoniale. Quest’atteggiamento fu deleterio per i due ragazzi.
Scenario ben diverso si manifesta in casa di Timoteo. L’Apostolo Paolo era legato al giovane per la fede che manifestava. Fede che aveva acquisito in virtù dell’esempio ricevuto dalla madre e dalla nonna:
II Timoteo 1:5 “Io ricordo infatti la fede non finta che è in te, la quale abitò prima nella tua nonna Loide e nella tua madre Eunice, e, son persuaso, abita in te pure”.
Possiamo concludere dicendo che Nadab (come tanti figli) fu vittima di un genitore scellerato. La norma vuole che i figli non debbano pagare per le colpe dei genitori e viceversa
Deuteronomio 7:9-10 “Riconosci dunque che l’Eterno, l’Iddio tuo, è Dio: l’Iddio fedele, che mantiene il suo patto e la sua benignità fino alla millesima generazione a quelli che l’amano e osservano i suoi comandamenti, ma rende immediatamente a quelli che l’odiano ciò che si meritano, distruggendoli; non differisce, ma rende immediatamente a chi l’odia ciò che si merita”.
ma quando si ha a che fare con l’opera di Dio le nostre responsabilità aumentano e si acuiscono
Esodo 34:7 “… che conserva la sua benignità fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente, e che punisce l’iniquità dei padri sopra i figliuoli e sopra i figliuoli de’ figliuoli, fino alla terza e alla quarta generazione!“
Geroboamo lasciò una triste eredità al figlio Nadab. Noi trasmettiamo ai nostri posteri solamente geni biologici bensì un retaggio di successi e fallimenti caratteriali che potrebbero determinare il loro futuro. Dio mantiene sempre le Sue promesse!
Pastore Raffaele Lucano
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