Ricordiamoci cosa dichiara la Bibbia. “Questa è la fiducia che abbiamo in Lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo noi sappiamo di avere le cose che gli abbiamo chieste” (I Giovanni 5:14-15). L’elemento essenziale delle nostre richieste è che esse siano nella Sua volontà. Non dobbiamo dimenticarci che Dio è sovrano, è vero che il Signore guarisce, ma è altresì vero che non guarisce tutti! L’Apostolo Paolo pregò per tre giorni e Dio gli rispose: “la mia grazia ti basta” (II Corinzi. 12:8-9). Il Signore ha un Suo piano per ognuno di noi. Il segreto sta proprio nell’avere la vera fede che ci aiuta a discernere e a condividere pienamente e profondamente la volontà di Dio, così da evitare la tentazione di “domandare male” (Giacomo 4:3). Perché preghiere egoistiche o bizzarre non danno gloria a Dio e potrebbero recare danno a noi stessi o ad altri. Per tale scopo, Gesù non prende in considerazioni simili preghiere! “Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Filippesi 4:6-7). “Non angustiatevi di nulla” o “non siate in ansia”. Letteralmente traduciamo: “smettiamo di essere ansiosi”. Quando siamo presi dalla morsa dell’ansia, rifiutiamo di credere alla promessa di una Sua protezione e provvidenza, perciò mettiamo in dubbio che Dio ha cura della nostra vita. Spesso però, ci capita di essere ansiosi, “preoccupati in modo eccessivo” per tutto quello che ci circonda, perciò veniamo meno ad un Suo preciso ordine, quello di non lasciarci opprimere dal peso delle preoccupazioni e dalla paura per il futuro, perché Dio si aspetta da noi un’equilibrata e giusta preoccupazione per le cose che ci succedono. L’Apostolo Paolo con questo brano non vuole impedirci di fare progetti per il futuro o di essere saggi e prudenti nel gestire le nostre risorse, ma desidera che noi non ci affanniamo più del necessario, anzi Gesù ci invita a portare i nostri problemi in preghiera a Dio, perché la responsabilità di risolverli è solo e soltanto la Sua! Ovviamente, l’ansia e le sollecitudini rallentano la nostra crescita spirituale e paralizzano il nostro servizio al Signore! “Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta” (Luca 10:41-42). Paolo molto semplicemente in questi versi, ci suggerisce il modo più opportuno di trasferire i nostri pesi su Dio: con ringraziamenti, lode, adorazione e suppliche. Essi non sono degli optional nella preghiera, ma è l’essere riconoscenti al Signore, e ci ricordano che ogni cosa che noi abbiamo è un dono di Dio. Pregare con ringraziamento ci permetterà di accettare totalmente quello che Dio riserverà alla nostra vita, perché tutto ciò che Egli provvederà ai Suoi figli è buono! La preghiera, le suppliche ed i ringraziamenti hanno un risultato meraviglioso nella parte più profonda di noi stessi, cioè nel nostro cuore, aprono la strada alla pace di Dio. Essa proviene dalla “sorgente” cioè da Dio stesso. La pace tradotta rispettivamente con i termini: “superiore” e “sovrana” con riferimento alle autorità sta a significare che essa è e deve essere al di sopra della nostra comprensione razionale, tanto quanto lo sono i re con i loro sudditi. Con tutti i nostri sforzi mentali non possiamo creare la pace di Dio, né tanto meno capirla! E’ proprio vero: non è possibile spiegare come si possa avere la pace nel cuore quando siamo sotto pressione, ma la pace di cui stiamo parlando, non ha niente a che fare con il concetto umano di pace. L’Apostolo Paolo nel verso ci mostra la pecullarità che ha questa pace: essa è in azione, compie qualcosa per noi, nello specifico essa “custodirà” i nostri cuori, che in gergo militare significa “fare la guardia” come fanno i soldati, ma letteralmente, acquista un significato più profondo: “Dio costruisce una fortezza intorno al nostro cuore” per proteggerlo. E’ necessario, però che il centro dei sentimenti e delle emozioni, cioè il “cuore” sia sotto il controllo del Signore. La pace di Dio guarderà non soltanto il nostro cuore, ma renderà anche i nostri pensieri “ubbidienti a Cristo”.
La vita consacrata “Poiché l’esercizio fisico è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile ad ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella futura” (I Timoteo 4:8). Ad una prima lettura questo passo sembra in contraddizione con la figura dell’atleta che si allena con impegno per vincere la corsa, in realtà Paolo desidera sottolineare che, essendo il fisico limitatamente importante così è l’esercizio fisico; per contro, essendo la nostra salute spirituale di fondamentale importanza, l’esercizio spirituale acquisisce un valore superiore. Pertanto sottolinea la necessità della disciplina “Nessuno disprezzi la tua giovane età; sii d’esempio ai credenti nel parlale re, nel comportamento, nell’amore, nella fede, nella purezza. (I Timoteo 4:12). Come per Timoteo, questa esortazione vale anche per noi, che come lui dobbiamo sempre dare una buona testimonianza nel parlare, nella condotta generale, nell’amore, nella fede e nella castità. “Voi per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l’autocontrollo, all’autocontrollo la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno, all’affetto fraterno l’amore. Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno pigri né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo” (II Pietro 1:5-8). La vita cristiana deve essere in costante crescita spirituale. La salvezza è il punto di partenza al quale aggiungere con impegno le altre virtù. La lista che comincia con la fede termina con l’amore per il Signore. Il cristiano persegue un sempre più alto grado di maturità spirituale, ricercando queste qualità. Certamente siamo consapevoli di avere tre nemici che si oppongono al nostro sviluppo spirituale: la nostra naturale debolezza, l’obiettiva difficoltà ambientale, la concreta opposizione dell’avversario. Tuttavia possiamo ancora una volta trovare conforto nella Scrittura: “Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13). Sappiamo,infatti, che, fatta salva la nostra disposizione, l’Opera è di Dio. Permettiamo dunque allo Spirito Santo di lavorare in noi, con noi, per noi.
Considerazioni finali “Val più la pratica che la gramatica” diceva mio nonno, che da buon friulano non padroneggiava correttamente le doppie! Parafrasando, più seriamente, il detto nell’ambito del nostro studio, non è sufficiente conoscere l’insegnamento e sapere dell’efficacia della preghiera. E’ fondamentale realizzarli in una vita arresa e dedicata alla volontà di Dio. Come l’atleta si allena quotidianamente, regolarmente e con impegno per vincere la gara, così il cristiano deve leggere e meditare la Parola ed essere in comunione con il Signore attraverso la preghiera quotidianamente, regolarmente e con impegno per vivere una vita piena e vittoriosa in Cristo.
dalle Amiche di Naomi
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