Non ho alcuno che … (Giovanni 5:7)
L’uomo di questa triste vicenda, seppur a lieto fine, si trovava in una condizione di assoluta drammaticità. Era malato di una forma di paralisi che gli permetteva di muoversi solamente di pochi centimetri la volta. Malato da lunghissimo tempo (38 anni) aveva ben poche speranze di riuscire a tuffarsi nelle acque della piscina prima degli altri malati. Negli anni aveva faticosamente raggiunto una delle prime postazioni al bordo della piscina. Giorno per giorno, instancabilmente, il suo sguardo era fisso sul movimento dell’acqua ma non aveva alcuna possibilità perché prima di lui qualcuno, meno impossibilitato, si gettava nella piscina prima di lui.
Non solo era malato, povero e devastato, nella sua esclamazione:“Non ho alcuno che …” c’è l’espressione drammatica della solitudine emotiva e spirituale. Era un uomo solo, abbandonato da tutti ed emarginato. La solitudine è uno dei mali peggiori dell’anima. Essa non è una condizione ma uno stato d’animo. Possiamo soffrire di solitudine tra migliaia di persone. Quel giorno quell’uomo incontrò un amico fedele: Gesù. Anche tu puoi incontrare Gesù come amico che comprende, consola, libera e dona pace all’anima.
Pastore Raffaele Lucano