Desidero raccontare quello che Gesù ha fatto nella mia vita. Per molti potrebbe essere scontato che la scelta di uno figlio nato e cresciuto in una famiglia cristiana sia quella di seguire Cristo ma non è sempre così logica. Scegliere per Gesù è una decisione personale che passa necessariamente da una esperienza a tu per tu con Dio. Solo in quel momento si comprende quanto amore Dio Padre ha avuto per noi, donandoci Suo Figlio a morire per i nostri peccati. Come dicevo, la mia infanzia è stata incentrata dalla presenza di Dio costantemente sentita nella quotidianità di casa nostra. Non si è cristiani solo la domenica, ogni giorno Gesù era nominato e adorato, sin dalle prime luci del mattino. Mio padre fu chiamato al Suo servizio ancora quando io non ero nato, l’educazione cristiana mi è stata insegnata, a volte, per me, in maniera troppo assillante. Vivevo Gesù come persona presente, un amico sul quale potevo confidare e credevo nella sua esistenza perché ero testimone di grandi miracoli attraverso esperienze dei miei genitori o fratelli e sorelle nella chiesa. Ma nulla di tutto ciò ti salva finché non fai di Gesù il tuo personale Salvatore.
Ero molto piccolo quando fui colpito da meningite purulenta. Nella maggior parte dei casi chi viene colpito da questa malattia rimane offeso perché vengono colpite alcune cellule del cervello. I medici dichiararono di aver fatto tutto ciò che era nelle loro possibilità secondo la medicina di allora ma la preghiera e la fede dei miei genitori rivolti a Cristo Gesù mossero la Sua mano nei miei confronti. Credettero nella guarigione divina e così fu. Ai successivi controlli i medici riscontrarono che non solo ero guarito ma reagivo ai test con una intraprendenza maggiore degli altri bambini di 10 giorni. Pur non ammettendolo, da parte dei medici, successe un miracolo che ancora bambino non potevo comprendere pienamente. Passai la mia adolescenza e giovinezza nella chiesa a stretto contatto con la Parola, la leggevo, la imparavo, ma non sempre la mettevo in pratica. Ancora adolescente non feci una scelta ben precisa ma sentivo il peso del peccato che giustificavo pensando di non essere peggiore di tanti altri. A scuola, spesso, nascondevo la mia cristianità per vergogna di essere giudicato o allontanato. Cercando di comportarmi come tutti ma questo stare con due piedi in una scarpa mi faceva stare male. Sei giorni la settimana nel mondo e la domenica nella chiesa. Ma Dio mi ha sempre preservato nonostante la mia indecisione. L’incoraggiamento di mio padre a rendere conto a Dio di ciò che aveva fatto per me mi faceva riflettere ma mi attardavo sempre e … il tempo passava veloce. Crescendo, ho incontrato una ragazza, una giovane della chiesa e ci siamo subito innamorati. Sebbene amassimo Dio e frequentavamo i culti, i nostri caratteri molto forti ci costringevano a grosse discussioni.
Il periodo del servizio civile, che ho svolto presso una struttura di portatori di handicap, è stato per me motivo di cambiamento. Una mattina, svolgendo il mio servizio di assistenza, fui assegnato ad una ragazza non ancora conosciuta fino a quel momento. Apparentemente sembrava una persona normale ma mi accorsi del suo handicap quando alzò gli occhi e mi chiese: “Marco, sai perché sono qui?” Non sapevo cosa rispondere; mi raccontò la sua storia. Da piccola fu colpita da una forte meningite che le paralizzò una parte del cervello. Vedendo quella giovane e confrontandola con la mia vita, rimasi scosso e iniziai a riflettere. Quella rivelazione mi aprì gli occhi del grande miracolo che Dio ha fatto in me e mi vennero alla mente le parole di mio padre che mi mi ricordarono l’importanza di ringraziare il Signore per le Sue opere in nostro favore. Da quel momento scelsi per Dio e la mia vita cambiò. Oggi ho 42 anni, sto bene, faccio sport, ho un lavoro appagante e ho due meravigliosi figli. Affido quotidianamente la mia vita nelle sue mani con fede e fiducia sapendo che Egli è fedele. Ha cambiato il mio carattere, quella ragazza con la quale disputavo, è diventata mia moglie. Oggi posso dire che “io e la mia famiglia serviamo l’Eterno”.
Marco