Capitolo 5 – IL MATRIMONIO – MARITI

WhatsApp Image 2018-05-12 at 10.44.46Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei(Efesi 5:25)

SENTIMENTI INGANNEVOLI

Cosa significa amare?

Filippesi 2:5 “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù”

Tutti siamo concordi nel dire che la base per il buon funzionamento di un matrimonio sia l’amore. Ne sono convinti gli studiosi in questo campo e le giovani coppie che decidono di sposarsi. Nel momento del pronunciamento del fatidico “SI”, si esprime la promessa di un amore “eterno” e disposto ad affrontare e superare tutti gli ostacoli che si presenteranno. Come mai, allora, sono sempre più frequenti le separazioni, anche dopo brevissimo tempo dalla cerimonia nuziale? Le intenzioni sono buone e credo anche nella buona fede degli sposi e nelle dichiarazioni pronunciate; ciò che si mette in discussione: è vero amore?

La Parola di Dio ci dice: MARITI AMATE LE VOSTRE MOGLI!

E’ un comando al quale nessun marito credente ha facoltà di scegliere o sottrarsi. Alcuni, molti, non hanno una reale conoscenza e consapevolezza di ciò che significhi amare. Già da tempi antichi, psicologi, sociologi e terapeuti sono concordi nell’affermare che ci sono tre modi per esprimere l’amore:

 

EROS, PHILIA E AGAPE

In che modo devo amare?

Efesi 5:28 Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso.

L’amore, questo meraviglioso sentimento posto da Dio nell’esistenza umana, non sempre è conosciuto bene anzi, è comunemente considerato come uno stato emozionale che travolge la passione e gli istinti. Chi è innamorato vive uno stato d’ebbrezza che lo fa “sentire al settimo cielo”. Tutto diventa più bello, si è allegri, si diventa più disponibili alla vita, migliorano i rapporti con la gente, insomma si è innamorati! Però questo stato emotivo è destinato, alla fine, il più delle volte, a terminare. Abituandoci alla persona e alle situazioni crediamo di aver esaurito l’amore e sentiamo il bisogno d’altri stimoli. Dipendiamo dalle emozioni. Ma questo NON è il vero concetto d’amore. La Bibbia ci presenta diverse tipologie di “amori”, ma a noi, in questo contesto, interessa distinguere

 

EROS (amore fisico)

Amo me stesso più di te

Ezechiele 33:32 Ecco, tu sei per loro come la canzone d’amore di uno che ha una bella voce e sa suonare bene; essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica;

E’ il sentimento più diffuso e praticato. Al centro della relazione c’è il proprio ego e, spesso, non manifesta alcun interesse dei bisogni dell’altro. Raggiunto l’obiettivo, “Eros”, diventa apatico, egocentrico, presuntuoso e se non riesce ad ottenere ciò che desidera va a cercarlo altrove. Il suo obiettivo è di raggiungere una prossima occasione per l’auto soddisfazione. In realtà “Eros” ama se stesso e fa credere di interessarsi all’altro per raggiungere il proprio appagamento. (Ben due volte Abramo fece credere che Sara era sua sorella per salvarsi la vita)

 

PHILIA (amore romantico)

Ti amo come me stesso

1Samuele 1:8 Elcana, suo marito, le diceva: «Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Perché è triste il tuo cuore? Per te io non valgo io non valgo forse più di dieci figli?»

Ha origine dai nostri sentimenti puri e sinceri. “Philia” si alimenta di emozioni, di gesti, di parole, di esteriorità, interpreta la realtà secondo la passione (Davide e Bath-Sceba) e dovrebbe maturare man mano che invecchia la persona. E’ un sentimento vero, interessato alla persona amata. “Philia” raggiunge la sua apoteosi nella sessualità come espressione di due corpi e due anime che s’incontrano e si fondono uno nell’altra. E’ bello innamorarsi e sentirsi innamorati. L’innamoramento è gradito a Dio perché fa parte del Suo progetto divino nella formazione dell’uomo. La fiamma di “Philia” deve essere alimentata, giorno dopo giorno, con intelligenza e sapienza. Esso mantiene il rapporto affettivo vivo, interessante ed esclusivo. Non di meno “Philia” non è garanzia di continuità perché dipende dalle emozioni. La maggior parte delle coppie si sposa per amore ma, il tempo, l’abitudine, l’invecchiamento e le incomprensioni erodono il rapporto allontanando l’uno dall’altra. (Elcana e Anna)

 

AGAPE (amore che viene dall’Alto)

Tu al centro della mia esistenza

Matteo 1:19 Giuseppe, suo marito, che era uomo giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente.

La sua radice prende origine dalla natura di Dio. Dio è amore e tutto ciò che fa è retto dalla determinazione di esprimere il bene a favore del soggetto amato. L’amore di Dio non è rivolto a fare del bene a sé stesso, anzi. L’espressione di quest’amore, inimitabile ed assoluto, risiede nella donazione di Suo Figlio Gesù, offerto in libazione per tutti noi quando ancora eravamo lontani, nemici di Dio. L’amore “Agape” non è condizionato dai sentimenti ma li fonda in sé stesso (Gesù nel Getsemani), originando equilibrio e sobrietà; è il segreto di una vita cristiana (anche in ambito famigliare) vittoriosa (I Corinzi 13:4-7) “La carità è paziente, è benigna; la carità non invidia; la carità non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non sospetta il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa” (Giuseppe e Maria)

 

Al marito competono alcune responsabilità e doveri e non solo privilegi.

 

 

 

GUADAGNARSI IL RISPETTO.

1Corinzi 11:3 Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo, e che il capo di Cristo è Dio.

Quando Dio formò l’uomo dalla polvere, lo mise in condizione di dover amministrare l’intera creazione con intelligenza e rispetto dell’ordine. Diede all’uomo autorità di organizzare e di sottoporsi ogni forma di vitaGenesi 2:19“E l’Eterno Iddio avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli dei cieli, li menò all’uomo per vedere come li chiamerebbe, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l’uomo gli darebbe”.Usando un termine moderno, diremmo che Adamo fu il primo “manager” costituito per il funzionamento armonioso della creazione. All’uomo è stato assegnato il compito di “capo” sopra ogni cosa; anche la donna rientra in questo disegno divino I Timoteo 2:12-13 “Poiché non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio. Perché Adamo fu formato il primo, e poi Eva”

D’altronde, noi tutti comprendiamo che ogni forma di organizzazione per funzionare con armonia ci vogliono le direttive di un “capo”. Dal focolare domestico al governo di uno Stato, da una semplice attività commerciale ad una importante azienda, da una semplice struttura sociale all’università più prestigiosa, ogni struttura necessita autorità per il raggiungimento degli obiettivi sociali. Se una società vuole sopravvivere ha bisogno di qualcuno che assuma la responsabilità di capo. Quando l’Eterno scese nel giardino d’Eden, dopo che Eva e Adamo peccarono, chiamò per primo Adamo per chiedergli conto delle sue azioni.

Non perché “capo” ha il diritto di imporre la sua supremazia o, seppur in possesso di particolari privilegi, debba pretendere il rispetto imponendolo: Deve guadagnarselo! Egli è “capo” perché assume il ruolo di “capo”. Ciò vuol dire che svolge un’attività diversa dal subalterno ma entrambi si attivano per l’obbiettivo comune. Lo stesso principio si applica nell’ambito famigliare, ruoli diversi con scopi comuni.

Pertanto, l’uomo non è stato stabilito per dominare sulla donna ma per essere un sicuro riferimento per tutto ciò che concerne il focolare domestico. In questo contesto possiamo affermare che un vero capo si distingue per la sua umiltà e disponibilità a servire, piuttosto che ad essere servito. Queste persone sono considerate “grandi” dal nostro Signore Gesù Matteo 20:26-27“Ma non è così tra voi; anzi, chiunque vorrà esser grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque fra voi vorrà esser primo, sarà vostro servitore”. Egli stesso, il nostro capo, non ha esitato a cingersi di un asciugatoio, inginocchiarsi e lavare i piedi ai suoi discepoliGiovanni 13:16 “In verità, in verità vi dico che il servitore non è maggiore del suo signore, né il messo è maggiore di colui che l’ha mandato”.Un vero capo si distinguerà per la sua umiltà e per la sua devozione al ruolo assegnatogli.

Oggi, questo concetto è stato stravolto in nome di una errata emancipazione. Gli uomini hanno perso la loro autorità e le donne hanno assunto maggiore aggressività, generando confusione nelle funzioni domestiche. Le peggiori conseguenze ricadono sopra i figli che non avendo un esatto modello da seguire, tenderanno a identificarsi nella persona dalla quale riceverà maggiore sicurezza, indipendentemente dal sesso. Da uno studio è emerso che dietro ad un figlio ribelle ci sono sempre due genitori che non hanno saputo riflettere i giusti ruoli.

Chi è quella donna che non desideri un marito che le offre sicurezza, capace di fronteggiare tutte le responsabilità con saggezza divina? Ad un tale marito la sottomissione, il rispetto e la stima vengono riconosciutie offerti con amore e con gioia.

Un vero “capo” è colui che non impone la sua autorità ma se la guadagna con l’esempio. La capacità di un marito di svolgere il suo ruolo è proporzionale alla sua disponibilità ad essere sottomesso a Cristo, il suo capo Matteo 8:9 Perché anche io sono uomo sottoposto ad altri e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: “Va’”, ed egli va; e a un altro: “Vieni”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo”, ed egli lo fa».

 

PROTEZIONE, GUIDA ED EMANCIPAZIONE

Efesi 5:28,29 Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso. Infatti nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa.

Alcuni mariti trattano le proprie mogli al loro pari nei doveri senza considerare la loro natura. La donna non è il vaso più debole ma più fragile e deve essere trattata con la massima cura. Come un vaso prezioso, va protetta, difesa, onorata e, se mai dovesse mancare in qualcosa, aiutata a migliorare. Un vero “capo” non compete ma guida considerando ciò che è bene per la moglie e per la famiglia. Egli deve condurre la moglie ad essere indipendente, orgogliosa di essere donna, moglie e mamma. Il rispetto dovuto al marito non la deve annichilire perché sa che egli opera per il suo bene. Deve anche permetterle di “emanciparsi” culturalmente, professionalmente e come persona. Un vero “capo” sa dire di “si” al momento opportuno ma sa anche dire “no” quando è necessario e, non per opinioni personali. L’amore deve essere concreto e produrre un beneficio alla persona amata, in particolare il marito deve trattare la moglie con:

  • 1 Pietro 3:7 (a) Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Un marito cristiano non dovrebbe forzare la moglie a soddisfare i suoi desideri ma guidarla in ciò che è giusto secondo la Parola di Dio. Deve trattarla come un partner intelligente e sensibile al par suo.
  • 1 Pietro 3:7 (b) Onoratele, poiché anch’esse sono eredi con voi della grazia della vita. Un marito non dovrebbe MAI parlare male della moglie né in privato né tantomeno in pubblico, anzi, dovrebbe sempre innalzarla ad un alto grado di dignità.
  • Emancipazione Efesi 5:27 … per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile.Uno dei compiti dello Spirito Santo è quello di condurci ad una progressiva santificazione. Allo stesso modo il marito dovrebbe desiderare una moglie all’altezza di ogni situazione, indipendente e capace di volere e agire autonomamente. Il suo compito è di agevolarla.
  • Essere di esempio procacciando la santificazione.Ebrei 10:24 Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere,Abbiamo già detto in merito alla fragilità della donna. A volte, guidata e condizionata dai suoi stati emotivi, potrebbe deviare da ciò che è giusto rispetto alla Parola di Dio. E’ compito del marito invitarla a seguire la verità anche a costo di indurla a ritornare sui suoi passi. Il marito deve essere capo anche nella sfera spirituale mostrando serietà, impegno, devozione, santificazione e amore per la Chiesa.

 

Anche Abramo commise alcuni errori con Sara, mostrandosi un marito poco saggio:

  • Seguì il consiglio di Sara di unirsi con la serva Agar, interferendo nella promessa dell’Eterno (Genesi
  • Acconsentì a cacciare Agar e Ismaele alimentando, così, l’invidia di Sara.

 

IN CONCLUSIONE

L’essere “capo” non è un consiglio ma un imperativo. La Bibbia non consiglia ma esprime un comando, …. come anche Cristo è capo della Chiesa! Essere capo è una grossa responsabilità e questo ruolo deve essere sorretto dalla preghiera e dalla guida della Parola di Dio. Non è possibile essere capo se non si è sottomessi a Cristo poiché una cattiva guida potrebbe essere la causa di molti dolori 1 Pietro 3:7 Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Onoratele, poiché anch’esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite.

 

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