Mi chiamo Stefano, ho 28 anni e son nato e cresciuto in una famiglia di fede Evangelica Cristiana. Sin dalla mia infanzia ho avuto modo di frequentare la chiesa, la scuola domenicale e i campeggi estivi dai quali ho ricevuto i classici e “sani” insegnamenti morali e cristiani che vedevo costantemente vissuti e praticati anche dai miei genitori. Mi è sempre stato presentato un Dio buono che per amore aveva sacrificato Suo Figlio mandandolo a morire per me per il riscatto dei miei peccati e in cuor mio ho sempre pensato e compreso che, un giorno o l’altro, avrei dovuto prendere una importante e ferma decisione nei confronti di Dio. Sapevo che dovevo accettarlo come personale salvatore e seguirilo per il resto della mia vita. Crescendo, sono arrivato all’inevitabile periodo dell’adolescenza. Mi sono sempre ritenuto un ragazzo tranquillo, spensierato, positivo e che non ha mai creato grossi grattacapi ai miei familiari. Frequentavo la chiesa e tutte le riunioni senza mai, però arrivare al punto di dire: “Si è arrivato il momento di accettare Gesù come mio personale Salvatore”. Ho vissuto la mia spensieratezza fino all’età di 17 anni quando scoprì di essere affetto da un disturbo patologico che mi debilitava: “tachicardia”. In breve, il mio cuore senza alcun motivo, da un momento all’altro e in alcuni periodi delle mie giornate, batteva così velocemente da raggiungere sino a circa 260 battiti al minuto. Questa malattia aveva segnato la mia vita. Da persona spensierata ho iniziato a conoscere la paura di vivere ogni forma di emozione perché temevo che mi venisse un attacco. Appena scoperto di aver questo problema mi son rivolto a Dio chiedendogli … “Perché mi succede questo, Tu sai che sono sempre stato un bravo ragazzo, non ho mai dato problemi a nessuno; perché succede questo proprio a me”? I miei genitori mi portarono da un cardiologo che semplicemente mi spiegò che l’unica soluzione al mio male era l’intervento chirurgico. Nel giugno 2005 sono stato sottoposto ad un’operazione al cuore; si trattava di un intervento particolare che si fa da sveglio e consiste nel bruciare, con una sonda, la malformazione che causava questa aritmia. Fu un’ operazione decisamente dolorosa e pesante da sopportare.