Il modo più diretto ed efficace di comunicare con Dio è la preghiera. Essa è indispensabile per alimentare il nostro spirito così come l’ossigeno è indispensabile per i nostri polmoni. Relazionarsi con Dio significa pregare. L’Apostolo Paolo ci incoraggia a presentare a Dio ogni nostra esigenza con atteggiamento di supplica e di ringraziamento. I discepoli pregavano, Gesù pregava, la Chiesa prega. La preghiera deve essere una delle principali attività di coloro che si professano cristiani. Essa è dinamica, esaltante, edificante, consolante e, soprattutto, deve essere dialogo. Dio ha un carattere, esprime la Sua volontà, ha dei sentimenti, ama avere comunione con i Suoi figli. Preghiera non è solo comunicazione ma è, soprattutto, comunione e chi prega deve realizzare che è dinanzi a Dio, Colui che parla e che ascolta. Siamo incoraggiati a pregare quando siamo nel bisogno sapendo che possiamo ottenere ciò che chiediamo nel nome di Gesù. Preghiamo per trovare consolazione e nuove energie, illuminazione e sicurezza per il futuro. Il più delle volte preghiamo per esigenze personali, sia terrene sia spirituali. Tuttavia la preghiera non è solo petizione, essa è soprattutto lode. La lode è l’atteggiamento che Dio gradisce e che ci permette di costruire un ponte di comunione tra noi e Dio.
Scritti
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La Salvezza: un dono offerto all’umanità
Cosa significa salvezza?
La domanda del carceriere di Filippi rivolta agli Apostoli Paolo e Sila: “Signori, che debbo io fare per esser salvato?” (Atti 16:30), dovrebbe suscitare in noi la necessità di comprendere cosa significa “salvezza”.
Il peccato, dal quale l’uomo naturale non riesce ad emanciparsi, è quella condizione che ci tiene separati da Dio e che preclude l’ingresso in Paradiso. L’uomo che muore in uno stato di peccato è destinato ad essere giudicato dalla giustizia divina, mentre colui che muore nello stato di “grazia” è salvato in virtù della fede in Cristo. Quindi, possiamo dire che il dono della salvezza ci è stato offerto per grazia e non per meriti Efesini 2:8 Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio.
La Trinità
Sebbene il linguaggio usato da Dio sia chiaro e comprensibile da tutti, la Sua Parola contiene dei principi dottrinali che potrebbero presentare qualche ombra alla mente razionale umana e che devono essere accettati per fede. Tra i principali si annovera la dottrina della Trinità. E’ un concetto che le nostre limitate parole non possono esprimere, in modo efficace ed esaustivo, l’immensità di Dio. Capire appieno tale immensità è impossibile per l’uomo, pertanto questa breve ricerca si limita semplicemente ad “accarezzare” questa realtà divina.
Gli Angeli
Uno sguardo al mondo spirituale: gli angeli
Esiste un mondo parallelo, affiancato al nostro, popolato da creature spirituali che non vediamo e difficilmente ne avvertiamo la presenza. Esse si muovono al di fuori dei nostri sensi terreni e umani. E’ un mondo misterioso al quale l’uomo può accedere solo con l’intervento dello Spirito di Dio. Queste creature sono esseri spirituali non costretti dalla materia e si muovono rapidamente, da un luogo all’altro, a una velocità estrema. Alcuni sono al servizio del bene, altri sono servi del male ed emissari del peccato. Costoro sono chiamati angeli (da angelos, ovvero messaggeri). Non si conosce la data della loro creazione ma la Parola di Dio dice che esistevano prima ancora della formazione dell’apparizione dell’uomo sulla terra e che alcuni di loro si erano già ribellati all’autorità di Dio. Il capo di questi ribelli prende il nome di Satana (avversario), viene anche identificato con altri nomi:
Le conseguenze del peccato
Lettura da Genesi cap. 3
Per l’uomo naturale scettico ed agnostico, questo, come altri episodi in cui si evidenzia la soprannaturale presenza di Dio, rappresenta una fantastica storia surreale. Per noi cristiani è Parola di Dio e crediamo che essa è verità. In questo episodio si consuma la più tragica esperienza dell’esistenza umana. Le sue conseguenze hanno una portata devastatrice che non ha paragoni. E’ la narrazione dell’apparizione sulla terra del PECCATO che ha sconvolto l’ordine e l’equilibrio della natura, uomo compreso. Alcuni non credono all’esistenza del peccato, ma ciò è ininfluente ai fini delle sue conseguenze. Sino a quel momento, Adamo conosceva il TIMORE di Dio ma dopo la trasgressione provò uno stato emotivo che non aveva mai provato e che lo costrinse a nascondersi: la paura. L’uomo deve temere, cioè avere atteggiamenti di rispetto e devozione per Dio, e non di paura che lo tiene lontano dalla Sua persona (2 Timoteo 1:7). La paura implica apprensione di castigo che invade chi vive nel peccato (1 Giovanni 4:18). Riconoscendo le nostre colpe scopriamo la misericordia di Dio che ha fatto cadere su Gesù il castigo che noi meritavamo al fine di darci pace (Isaia 5:3). Il senso di colpa … Aprirono gli occhi e si accorsero che erano nudi (v. 7).
Appena Adamo ed Eva si resero conto della loro disobbedienza, avvertirono il senso di colpa. La loro coscienza, che non conosceva il male, portò a nudo la loro vera natura di persone deboli e incapaci di resistere al male (Romani 7:18-20). Come spesso succede a noi anche Adamo tentò di rimediare (cucendosi una cintura di foglie di fico) per coprire la vergogna della sua nudità.
Il miracolo più importante
Lettura da Romani 5:1
Il credente nella società – 08) Ricevere la rivelazione divina
Fin dalle prime pagine della Bibbia troviamo traccia del conflitto fra fede e incredulità. I ricorrenti mormorii del popolo di Dio e le cadute nell’idolatria sono conseguenze dell’incredulità.
Scetticismo e incredulità “Essi vieteranno il matrimonio e ordineranno di astenersi da cibi che Dio ha creati perché quelli che credono e hanno ben conosciuto la verità ne usino con rendimento di grazie. Infatti, tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da respingere, se usato con rendimento di grazie” (I Timoteo 4:3-4). Mentre la fede crede a tutto quello che Dio ha voluto rivelare per mezzo delle Scritture e si attiene ed essa, lo scetticismo e l’incredulità spingono l’uomo a cercare oltre le Scritture e a respingere le Sue verità.
Il credente nella società – 07) Raggiungere i perduti
Non dobbiamo dimenticare cosa significhi essere perduti: la condanna eterna è così terribile che la nostra mente non riesce ad afferrarne completamente la portata. Dobbiamo fare in modo di raggiungere quanti vivono lontani da Dio, non aspettando passivamente che siano essi stessi facciano i primi passi verso la chiesa. L’impegno evangelistico deve caratterizzare la vita di ogni credente e quella di ogni comunità , perché questo è il comando che Gesù ci ha rivolto, nell’intento di avvalersi della strumentalità di semplici credenti con pochi mezzi ma ripieni della virtù dello Spirito Santo.
Il credente nella società – 06) Ambasciatori per Cristo
I quattro Vangeli e il libro degli Atti, sebbene sotto aspetti diversi, espongano il Grande Mandato, nel loro insieme, ci mostrano come Gesù abbia comandato di essere Suoi testimoni fino all’estremità della terra e fino alla fine dell’età presente. L’autorità di Cristo“E tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con se, per mezzo di Cristo, e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. Infatti, Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo, siate riconciliati con Dio” (II Corinzi 5:18-20). Il Signore ci accorda il privilegio di servirLo per svolgere un compito delicato e importante: la salvezza dei peccatori. Onorare tale mandato non dipende dal nostro desiderio, dalle nostre qualità e attitudini, bensì dall’opera della grazia che Dio ha fatto per noi e in noi. Il ruolo di ambasciatore richiama le seguenti caratteristiche: dignità, appartenenza, ubbidienza, relazione, distinzione.
Il credente nella società – 05) I rapporti sociali
Dio, nella Sua parola afferma il desiderio che i Suoi figli pratichino la giustizia, siano sinceri e onesti gli uni gli altri; che amino la misericordia, mostrino amore e compassione come Lui l’ha mostrata a noi. Infine che camminino in stretta comunione con Lui. I rapporti di lavoro Il Signore ha una volontà chiara per ciascuno di noi e vuole che ci conduciamo correttamente, lavorando onestamente per aiutare il prossimo ed avere così una sana ed efficace testimonianza dell’Evangelo. All’epoca della chiesa neotestamentaria imperava la dominazione romana con le sue leggi, tra le quali la schiavitù. Se a noi può risultare difficoltoso gestire i rapporti di lavoro, mantenendo alto il nostro profilo cristiano, prendiamo spunto per riflettere sul nostro comportamento, dalla lettera a Filemone. Onesimo era schiavo di Filemone e, sebbene dal testo non si evinca di preciso il reato, sappiamo che a motivo di questo era fuggito. Tale comportamento legittimava la condanna a morte. Le posizioni di Onesimo e di Filemone sono legittimamente opposte: il primo, sebbene disposto a riconoscere l’errore, non voglia chiedere perdono perché teme per la sua vita; il secondo può esigere l’esecuzione della condanna a morte.