Egli è santo…siate santi!

G2_ilpianodidio2_giovaniIl più importante attributo di Dio è la santità. Vi sono molti riferimenti nella Bibbia nei quali troviamo l’espressione rivolta a Dio “santo”:
“E l’uno gridava all’altro e diceva: Santo, Santo, Santo è l’Eterno degli eserciti! Tutta la terra è piena della Sua gloria!” (Isaia 6:3) Benedici, anima mia, l’Eterno; e tutto quello che è in me, benedica il nome Suo santo!” (103:1)

Dio ci esorta
a perseguire consacrazione e santificazione. Come possiamo essere santi?

Santità nei pensieri La santità nei pensieri è fondamentale nel cristiano, poiché la mente dell’uomo è quello che da l’impulso ad ogni azione. Quello che siamo e che facciamo è semplicemente l’azione di quello che pensiamo. Dobbiamo riuscire a controllare i nostri pensieri scacciando i cattivi propositi non appena si affacciano e mantenere una mente pulita con cose positive.
“Del rimanente, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri.” (Filippesi 4:8)

Cose da Buttare

cambiostagioneAlmeno due volte l’anno, in occasione del “cambio stagione”, le massaie modello sanno cosa intendo, facciamo un “repulisti” dei nostri armadi e sgabuzzini! Facciamo lo stesso con la nostra vita? Almeno un paio di volte l’anno, arieggiamo la nostra anima? Spazziamo il nostro cuore? Mettiamo ordine nel nostro spirito? Buttiamo le cose dell’uomo vecchio per far spazio a quelle dell’uomo nuovo? Proviamo a compilare insieme un elenco di “cose da buttare”:

Essere donna

madreterraNella Bibbia, il passo più espressivo ed esplicito di come dovrebbe essere la donna lo troviamo in Proverbi 31:10-31:
“Chi troverà una donna forte e virtuosa? Il suo valore è di gran lunga superiore alle perle. Il cuore di suo marito confida in lei e avrà sempre dei guadagni. Ella gli fa del bene e non del
male, tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e lavora con piacere con le proprie mani. Ella è simile alle navi dei mercanti: fa venire il suo cibo da lontano. Si alza quando è ancora notte per distribuire il cibo alla sua famiglia e dare ordini alle sue domestiche. Ella guarda un campo e l’acquista; col frutto delle sue mani pianta una vigna. Si cinge di forza i lombi, e irrobustisce le sue braccia. Si rende conto che il suo commercio va bene, e la sua lampada di notte non si spegne. Stende la sua mano alla conocchia e le sue palme impugnano il fuso. Tende la sua mano al povero e porge le sue mani al bisognoso, non teme la neve per la sua famiglia, perché tutti quelli di casa hanno doppia veste. Si fa delle coperte di arazzo e le sue vesti sono di lino finissimo e di porpora. Suo marito è stimato alle porte, quando si siede fra gli anziani del paese. Confeziona vesti di lino e le vende, e rifornisce i mercanti di cinture. Forza e onore sono il suo vestito e ride dei giorni a venire.

Fidati di Dio

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dalla predicazione del 24 Gennaio 2010

Lettura da Salmo 27:1-14

Spesso sentiamo dire “fin che c’è vita c’è speranza!” In realtà dobbiamo dire “fin che c’è speranza c’è vita!” (che vita sarebbe senza speranza) per trovare incoraggiamento e fondare la nostra speranza in Dio. Per poter meglio comprendere, è necessario inquadrare storicamente questo salmo. Davide, uomo secondo il cuore di Dio, fu valoroso guerriero e buon re per quarant’anni, ma fu un riprovevole genitore e non ebbe successi familiari. E’ condiviso da molti commentatori che Davide scrisse questo salmo in un momento di particolare angoscia per la situazione famigliare in cui si era venuto a trovare: Absalom, suo terzogenito, consapevole che il regno sarebbe spettato a Salomone, ordì un “colpo di stato” ai danni del re Davide. Dio, infatti, aveva già scelto Salomone. La gelosia di Absalom, anch’egli capace e valoroso, si tramuta ben presto in odio, dimenticandosi del primo comandamento con promessa “Onora tuo padre e tua madre” (Esodo 20:12), e costringe il re a fuggire con un piccolo esercito di uomini fidati.

Mano nella mano con Lui cammino

maenoeditoCercando di ripercorrere la mia vita a ritroso, mi sono accorta di quanto Dio è rimasto fedele a quelle che sono le Sue promesse descritte nella Bibbia. Dio non mi ha mai abbandonata, neanche per un momento e, giorno dopo giorno, realizzo il Suo amore reale e tangibile, fondamentale per la mia esistenza. In un mondo dove regna odio, rancore e tradimento, io riscopro l’amore, quello perfetto, sublime, vero, l’amore di Dio. Ho avuto il privilegio di nascere in una famiglia cristiana; i miei genitori mi hanno inculcato il timore dell’Eterno e fin da bambina ho conosciuto Gesù, quale figlio di Dio, Gesù che si è donato per salvare anche me. Tramite l’amore dei miei genitori ho conosciuto l’amore di Gesù, tenero e prezioso. Sin da piccola ho avuto la consapevolezza che le storie che i miei mi raccontavano non fossero storie inventate, ma fatti accaduti realmente e che avevano cambiato la vita delle persone donando un senso alla vita stessa. Ho trascorso parte della mia esistenza al riparo, lontana da quelli che sono i veri problemi che sconvolgono la vita.

L’amore paziente di Dio

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dalla predicazione del 17 Gennaio 2010

Lettura da Esodo 8:1-15

Ad una prima lettura, la domanda che, subitanea, ci viene alla mente è: “Perché Dio tollera il comportamento di Faraone? Perché non lo costringe ad accettare subito le proprie condizioni per la liberazione del popolo d’Israele?” Perché Dio è Creatore e nel Suo cuore non c’è l’idea di distruggere; per questo offre a Faraone per ben dieci volte la possibilità di ravvedersi. Dio non è dunque in ritardo, bensì esercita la pazienza. Noi attendiamo il Suo ritorno, tuttavia Egli ci prolunga l’attesa, in quanto è Suo desiderio che l’Evangelo sia promulgato per invitare tutto il mondo a ravvedimento. Dobbiamo prendere esempio dalla pazienza di Dio e cercare di farla nostra: è buono dunque mostrare tolleranza verso il peccatore, pur tuttavia non collaborare con lui nel peccato. Dobbiamo combattere lo spirito di peccato e non condannare il peccatore. Non meno importante è il tono con il quale ci rivolgiamo ai fratelli e più in generale al nostro prossimo. 

Fiducia

bimbomani“Ho posto la mia fiducia in Dio, non temero’, che cosa mi puo’ fare l’uomo?”(Salmo 56:11)

Cosa significa fiducia? Di chi bisogna aver fiducia? L’uomo tradisce? E se si perché? E Dio? Queste sono domande che ognuno di noi almeno una volta nella vita si è posto. Ma che cos’è la fiducia? La parola fiducia significa avere un atteggiamento verso gli altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie
possibilità e che generalmente genera un sentimento di sicurezza e tranquillità. La vita quotidiana ci porta a relazionarci, in ogni momento, in famiglia, con gli amici, sul lavoro. Ma possiamo veramente fidarci del nostro prossimo? Possiamo confidarci? Possiamo mettere a parte l’altro dei nostri pensieri più nascosti? Delle nostre paure? Dei nostri sentimenti più profondi? Delle nostre insicurezze? Possiamo essere certi che le nostre confidenze non saranno tradite? Che queste non saranno abusate o travisate a nostro danno? La natura dell’uomo è fallace e spesso, si trova ad interpretare il ruolo di vittima o carnefice nel gioco della vita, nel tentativo di perseguire il proprio interesse. Ma allora di chi fidarsi?

Essere al servizio di Dio

vassellaio“quanto a me e alla casa mia, serviremo il Signore” (Giosuè 24:15)

Quando Giosuè (successore di Mosè) disse queste parole, era arrivato alla fine del suo servizio a Dio. Oggi noi diremmo che era arrivato alla pensione ma lui rimase un fedele servitore fino alla fine, infatti non si limitò a congedarsi dal popolo d’Israele, ma lo radunò attorno a sé e ricordò loro quello che l’Eterno aveva fatto durante i quarant’anni nel deserto: di come li salvò dagli Egiziani, come li dissetò e come li sfamò, ma soprattutto ricordò loro di come i loro padri rinnegarono Dio e si inginocchiarono davanti agli idoli, e quanto, loro stessi, avessero peccato contro Dio. Quando Giosuè prese la decisione di servire l’Eterno, il popolo d’Israele lo seguì, ponendolo di fronte alle responsabilità:

Naomi… Una nuova speranza

sufragetteIl libro di Ruth presenta la storia di due donne, una suocera ed una nuora. Sebbene questo tipo di rapporto, proverbialmente sembri difficile, queste due persone unirono la loro vita in un legame spirituale e di affetto sincero che lasciò un segno profondo nella storia d’Israele. Naomi è una donna amareggiata, rimasta vedova, sola in terra straniera. Ogni sua speranza è persa, ogni fonte persa. Il suo spirito è afflitto, la sua condizione disperata. I figli di Dio non saranno mai disperati, ci potranno essere momento difficili, tempi di 
carenza di benedizioni, mancanza di abbondanza, ma Dio si ricorda sempre del Suo popolo. In seguito anche i due figli morirono e Naomi, rimasta con le due nuore. Desiderò tornare nel suo luogo d’origine. “Partì dunque con le sue due nuore dal luogo dove era stata e si mise in cammino per tornare nel paese di Giuda” (Ruth 1:7) Come Naomi ti senti afflitta dalle circostanze della vita? Come Naomi ti senti scoraggiata o tentata di pensare che Dio ti abbia abbandonata invece di benedirti? Come Naomi i senti come una calamita che attira tutti i metalli, così tu con tutti i tuoi problemi? Questo messaggio è per te, il libro di Ruth è un messaggio per la tua vita. La Scrittura ci dice che Naomi, insieme alle nuore, raggiunse il confine della Giudea e dovette prendere una decisione.

Il barbiere e Dio

senza titolo2Un tizio si reca da un barbiere per farsi tagliare i capelli e radere la barba.Appena il barbiere comincia a lavorare, iniziano ad avere una buona conversazione. Parlano di tante cose e di vari argomenti. Quando alla fine toccano l’argomento Dio, il barbiere dice: “Io non credo che Dio esista.” “Perché dice questo?” chiede il cliente. “Beh, basta uscire per strada per rendersi conto che Dio non esiste. Mi dica, se Dio esistesse, ci sarebbero così tante persone malate? Ci sarebbero bambini abbandonati? Se Dio esistesse, non ci sarebbero più sofferenza né dolore. Io non posso immaginare che un Dio amorevole permetta tutte queste cose.” Il cliente pensa per un momento, ma non replica perché non vuole iniziare una discussione. Il barbiere finisce il suo lavoro ed il cliente lascia il negozio. Appena dopo aver lasciato il negozio del barbiere, vede un uomo in strada con dei capelli lunghi, annodati e con la barba sfatta. Sembrava sporco e trasandato. Il cliente torna indietro ed entra di nuovo nel negozio del barbiere e gli dice: “La sa una cosa? I barbieri non esistono.”