L’ulivo e l’ulivastro

“…Ma non pongono mente a ciò che fa il Signore, e non considerano l’opera delle Sue mani. Perciò il mio popolo sarà deportato, a causa della sua ignoranza …” (Isaia 5:12-13). Isaia significa: “il Signore è la mia salvezza”. Egli è uno dei cinque profeti maggiori ed è anche il più grande fra tutti i profeti dell’Antico Testamento, Isaia è definito “profeta della redenzione” per gli argomenti trattati nella prima parte del Libro e “profeta evangelico” per i restanti capitoli. Le sue visioni profetiche ricoprono un periodo di più di mezzo secolo esattamente durante il regno di quattro re di Giuda: Uzzia, Jotam, Achaz ed Ezechia. Intanto, il Regno del Nord governato dal re Osea, con le sue dieci tribù, era stato giudicato e cacciato dalla presenza del Signore.

Giobbe: proverbiale pazienza o grandiosa vittoria?

bastoneNella Parola, sono contemplati cinque libri poetici: Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste e Cantico dei Cantici. Sono definiti tali per la loro struttura letteraria, perché formati quasi completamente da versi secondo lo stile e la metrica della poesia Ebraica, espressa con il cosiddetto “parallelismo”, (cioè la corrispondenza tra due o più pensieri di significato identico o opposto; questa corrispondenza può essere di contrasto, di armonia o di pensiero progressivo). I libri poetici sono delle vere e proprie massime sapienzali. Dalla mole di scritti e dalla loro presenza un po’ ovunque nella Bibbia, apprendiamo che la musica e la poesia unite insieme, sono presenti in tutti i momenti importanti della vita domestica e sociale del popolo ebraico, quali le nozze, la mietitura, la vendemmia, le feste, le vittorie in tempo di guerra. Per citare solo qualche esempio: l’inno di Mosè, di Debora, l’inno di Davide per Saul e Jonathan. Il libro di Giobbe è annoverato tra i più grandi poemi della letteratura antica. Risale al periodo patriarcale ed è con certezza il libro più antico della Bibbia, poiché in esso non è presente alcun cenno alla storia del popolo ebraico o alle sue istituzioni e ancor meno alla Legge mosaica. Giobbe era il Sommo Sacerdote della sua famiglia e qualcuno sostiene che Melchisedec e Giobbe fossero la stessa persona, perché entrambi erano: Principe, Sacerdote e Savio. “Ecco quel che abbiamo trovato riflettendo, così è, ti ascolta e fanne tesoro.” (Giobbe: 5:27) Questa frase pronunciata da Elifaz, uno dei tre amici di Giobbe venuti a consolarlo, è una tipica affermazione “a sproposito”! Essa non fu sicuramente incoraggiante, perché l’amico era convinto che il povero Giobbe avesse dei peccati nascosti e, non sapendo cosa dire, prima lo accusa e lo esorta ad accettare la sua condizione di peccatore senza porsi tanti quesiti, poi lo invita a ravvedersi: “riconciliati dunque con Dio; avrai pace” (Giobbe:22:21). Non è difficile immaginare i sentimenti di Giobbe in quel momento della sua esistenza. Lui che era un uomo di giustizia e di rettitudine, un uomo di preghiera e di vita esemplare forse come nessun altro sulla terra, non aveva pace, perché si sentiva colpito da Dio e abbandonato da tutti, ma soprattutto non comprendeva il comportamento di Dio nei suoi riguardi; aveva bisogno di risposte e di qualcuno che difendesse la sua causa davanti al Signore; egli era come la vittima in mano al proprio carnefice.

Spade, cazzuole e preghiere per la vittoria

Il libro di Neemia è uno dei dodici libri storici; essi narrano gli eventi di circa mille anni: dall’entrata di Giosuè con il popolo nella terra promessa fino a quattrocento anni prima della venuta di Cristo. Questo millennio di storia può essere suddiviso in quattro periodi fondamentali:

1) La storia della teocrazia o periodo dei Giudici; il Governo era esercitato dai Giudici e dai sacerdoti. Essi governavano da parte di Dio e la Legge dell’Eterno era il loro fondamento, quando non confondevano la teocrazia con una democrazia più libertina che liberale: “In quel tempo, non c’era un re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio”. (Giudici 21:25).

Banconote contraffatte e falsari smascherati

bancfal2Fin dalla copertina, questo libro, “La disciplina del discernimento spirituale” di Tim Challis, Ed. ADI Media, mi ha colpito in modo particolare. Quattro porte bianche tutte uguali, ma solo una aperta. E sul retro, un commento più che affascinante: “Non si tratta semplicemente di capire la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, piuttosto di comprendere la diversità esistente tra ciò che è giusto e ciò che è quasi giusto.” C.H. Spurgeon. Se la copertina è risultata affascinante, l’inizio della lettura a dir poco intrigante: fine della seconda guerra mondiale, alto comando tedesco, banconote false … Per me, appassionata di storia da sempre, un invito a nozze. Ma l’argomento non era il discernimento spirituale? Infatti! E’ questione di banconote! Per riconoscere una banconota falsa, bisogna conoscere alla perfezione tutte le caratteristiche delle banconote vere. Funziona così anche con le dottrine bibliche. Per poter svelare, quindi rigettare, una falsa dottrina, ci è necessaria una profonda conoscenza di quella vera.

Cose da Buttare

cambiostagioneAlmeno due volte l’anno, in occasione del “cambio stagione”, le massaie modello sanno cosa intendo, facciamo un “repulisti” dei nostri armadi e sgabuzzini! Facciamo lo stesso con la nostra vita? Almeno un paio di volte l’anno, arieggiamo la nostra anima? Spazziamo il nostro cuore? Mettiamo ordine nel nostro spirito? Buttiamo le cose dell’uomo vecchio per far spazio a quelle dell’uomo nuovo? Proviamo a compilare insieme un elenco di “cose da buttare”: